Scorie - Giggino, il difensore del presidente

Guardando questa campagna elettorale agostana mi chiedo come ci si meravigli che fino a 4 elettori su 10 potrebbero non votare. Data l'offerta, a mio parere l'astensione dovrebbe essere considerata perfino bassa.

Prendiamo il politico di razza Luigi Di Maio, per esempio. Dopo essere uscito dal M5S dando vita a "Insieme per il futuro" (il suo e quello di chi lo ha seguito), si è attaccato a un democristiano di vecchia data come Bruno Tabacci e al PD per non dover raccogliere le circa 60mila firme necessarie per i partiti non già presenti in Parlamanto di presentare i propri candidati alle elezioni.

Ha chiamato la lista "Impegno Civico". Dopo aver detto peste e corna del PD, è andato a elemosinare un seggio e non mi stupirei di vederlo arringare i compagni alle feste dell'Unità.

L'ottuagenario Berlusconi ha detto che se fosse approvata la riforma che prevede l'elezione diretta del presidente della Repubblica (cosa che dubito avverrà, ma questo è un altro discorso), il presidente in carica dovrebbe dimettersi, potendo peraltro essere egli stesso (ri)eletto dai cittadini. 

Ovviamente a sinistra, essendo a loro volta a corto di argomenti (soprattutto condivisi tra alleati), hanno subito rilasciato dichiarazioni scandalizzate per quello che è stato bollato come un attacco a Mattarella.

Giggino ha voluto essere in prima fila:

"La dichiarazione di Silvio Berlusconi su Mattarella è inquietante. Che il presidenzialismo fosse nel programma della destra lo sapevamo, ma ora sappiamo il vero motivo. Berlusconi vuole il presidenzialismo per buttare giù Mattarella. Non c'è nulla di moderato in tutto questo."

Detto da uno che nel 2018 invocava la messa in stato d'accusa dello stesso Mattarella.

Sicché Giggino ha rincarato la dose:

"Berlusconi, Salvini e Conte hanno deciso la fine del governo Draghi a fine luglio. Per colpa di questa crisi ancora non abbiamo il tetto massimo al prezzo del gas", avanzando l'ipotesi che a qualche partito il tetto al prezzo del gas non piaccia perché "significa meno soldi a Putin".

Il fatto è che il tetto al prezzo del gas (che dubito sarebbe risolutivo, come mai lo sono i tetti ai prezzi) finora non lo hanno voluto altri Stati europei, come uno che di mestiere fa il ministro degli Esteri dovrebbe sapere.

Quanto alle proposte programmatiche, ecco "il salario equo per pagare giovani e meno giovani per quello che valgono e per cui si sono formati." E chi lo stabilisce quanto vale il lavoro di una persona: Di Maio? O si fissa lo stipendio in base ai titoli di studio? Ovviamente sarebbe allucinante, e il primo a no volere una cosa del genere dovrebbe essere proprio il proponente. Che infatti domani dirà magari l'esatto contrario. Non sarebbe la prima volta, né l'ultima, temo.

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