Scorie - Mariana della Cornovaglia

Secondo Mariana Mazzucato, che rappresenta l'Italia nel panel G7 sulla resilienza economica, è necessario un nuovo contratto sociale che superi il Washington Consensus, ossia "l'insieme di politiche fiscali e commerciali promosse dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale" che "divenne lo slogan di una globalizzazione neoliberista e, pertanto, venne attaccata – persino dai maggiori esponenti delle sue istituzioni principali – per aver esacerbato le disuguaglianze e perpetuato la sudditanza del Sud del mondo nei confronti del Nord."

Questa descrizione di quanto sarebbe accaduto nel mondo negli ultimi 30 anni è un classico di chi invoca un ritorno in grande stile dello Stato nell'economia, ma purtroppo non è conforme alla realtà storica. Che ci sia stata regolamentazione difettosa appare evidente; che gli Stati siano stati in letargo in tutti questi anni è invece palesemente falso. Basti pensare alla quantità di norme esistenti oggi rispetto a trent'anni fa.

Ovviamente, però, se si dovesse mettere in discussione la regolamentazione e non la sua assenza, sarebbe molto difficile invocare oggi un maggior ruolo per quegli stessi soggetti che hanno regolamentato in modo erroneo in quei decenni.

D'altra parte, questo atteggiamento spiega anche come mai il socialismo sia vivo e vegeto dopo un secolo di fallimenti e sofferenze inferte a chi ha avuto la sventura di vivere in Paesi socialisti.

Secndo Mazzucato, dunque, occorre passare dal Washington Consensus al Cornwall Consensus, che, "rilanciando il ruolo economico dello Stato, ci consentirebbe di perseguire obiettivi sociali, costruire una solidarietà internazionale e riformare la governance globale nell'interesse del bene comune. Questo significa che l'erogazione di sussidi e investimenti da parte di organizzazioni statali e multilaterali sarebbe soggetta all'impegno dei beneficiari verso una rapida decarbonizzazione (anziché una rapida liberalizzazione del mercato, condizione dei prestiti dell'Fmi per i programmi di aggiustamento strutturale). E significa che i governi punterebbero non più a riparare – intervenire cioè soltanto a danno avvenuto – bensì a preparare, vale a dire adottare misure preventive per metterci al riparo da rischi e shock futuri."

Suppongo che il "bene comune" corrisponda a quello che Mazzucato ritiene essere bene per tutti quanti, e chi la pensa diversamente da lei se ne debba fare una ragione.

Si sostituisca, quindi "decarbonizzazione" a "liberalizzazione", si tinga tutto un po' di verde, e soprattutto si agisca preventivamente. Come se, mi sia consentito di ripetermi, le crisi degli ultimi decenni siano sovute ad assenza di regolamentazione e a una letargia diffusa degli Stati.

Mazzuccato in siste che il Cornwell Consensus "ci spingerebbe ad abbandonare gli interventi reattivi volti a rimediare ai fallimenti del mercato per abbracciare invece uno spirito d'iniziativa teso a creare e forgiare il tipo di mercati che dobbiamo coltivare in un'economia green. E anche a sostituire la redistribuzione con la pre-distribuzione. Lo stato avrebbe il compito di coordinare partnership tra pubblico e privato ben mirate e finalizzate a creare un'economia resiliente, sostenibile ed equa."

Siamo quindi alla creazione di mercati secondo le intenzioni dei governanti (un ossimoro concettuale), e alla pre-distribuzione della ricchezza.

Quest'ultimo rappresenta una evoluzione della redistribuzione, che già era basata, oltre che sulla violazione del diritto di proprietà, anche sulla fallacia economica di una torta di dimensioni predefinite e anelastiche al sistema fiscale. Adesso si passerebbe direttamente a distribuire una ricchezza non ancora creata, par di capire, con lo Stato a dirigere le danze e i privati a fare da partner.

Io noto una certa comunanza di principi con il corporativismo che in Italia introdusse l'innominabile durante il suo ventennio al governo, mai realmente oggetto della rimozione di ciò che aveva legami con quel peirodo che inizio al termine della Seconda Guerra Mondiale.

Mazzucato insiste che "le condizioni di crisi attuali rendono un nuovo consenso globale un requisito fondamentale per la sopravvivenza dell'umanità su questo pianeta."

Quindi sarà necessario "un nuovo approccio regolamentare ai diritti di proprietà intellettuale... nel senso di ammettere che la conoscenza è il risultato di un processo collettivo di creazione del valore."

Avanti, poi, con investimenti pubblici al 2% del Pil, "attraverso nuovi meccanismi contrattuali e istituzionali che misurino e incentivino la creazione di valore pubblico a lungo termine anziché di profitti privati a breve termine."

Come si misuri questo valore pubblico, non è meglio specificato.

Conclude Mazzucato:

"Se il Cornwall Consensus perdurerà nel tempo è tutto da vedere. Ma se vogliamo prosperare e non semplicemente sopravvivere su questo pianeta, il Washington Consensus va sostituito con qualcos'altro. La pandemia da Covid-19 ha dato un assaggio dei complessi problemi di azione collettiva con cui dobbiamo fare i conti. Solo una rinnovata cooperazione a livello internazionale e un coordinamento e potenziamento delle capacità dello stato – un nuovo contratto sociale sottoscritto da un nuovo consenso globale – può prepararci ad affrontare le crisi in aumento e sempre più interdipendenti che ci riserva il futuro."

Essendo anche lei non provvista di onniscienza, nella migliore delle ipotesi il Cornwell Consensus farebbe come il Washington Consensus. Altrimenti si passerebbe dalla padella alla brace. Prospettive non molto incoraggianti.


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