Scorie - Vendevano e dividevano, ma senza la pistola fiscale puntata alla tempia

Come è noto, Papa Francesco non è un sostenitore del libero mercato. Al contrario, nelle circostanze in cui parla di questioni economiche sfoggia una sorta di astio nei confronti del mercato che lo rende simpatico ai marxisti di ogni dove. A costo di semplificare un po', Francesco esalta quelli che – a mio avviso non avendo capito nulla – sostengono che il primo comunista fu Gesù.

Il pensiero economico di Francesco è presente nelle proposte di Gael Giraud, economista della Sorbona, ospitate sulla rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica.

Per farla breve, i capisaldi della proposta economica di Francesco sarebbero una sorta di reddito minimo universale da finanziare mediante stampa di denaro e una bella tassazione sulle emissioni di anidride carbonica.

Con tanto di richiamo ali Atti degli Apostoli, laddove si legge: "Vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti."

Francamente non capisco come si possa fare confusione tra il gesto volontario di vendere qualcosa di cui si è proprietari dividendo poi il ricavato con altri e costringere le persone a farlo, mediante forme di redistribuzione della ricchezza reale come tassazione e monetizzazione.

Capisco che imporre ad altri per via legislativa ciò che si ritiene auspicabile sia una scorciatoia a breve termine efficace, ma mi pare del tutto stridente rispetto ai principi a cui si dice di ispirarsi, per di più essendo al vertice dell'istituzione che tali principi si propone di diffondere da venti secoli.

Principi che dovrebbero essere importanti, almeno in teoria.

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