Scorie - Il debito della Francia: l'Italia dopo 40 anni

Come è noto, l'Italia è piena di persone convinte che, se solo il governo potesse fare tutto il deficit che vuole, l'economia andrebbe alla grande. Ovviamente se tutto questo non succede è colpa dei tedeschi e degli staterelli satelliti della Germania, che impongono politiche di austerità.

Tra costoro vi sono Paolo Becchi e Giovanni Zibordi, i quali generalmente scrivono sciocchezze singolarmente, figuriamoci in coppia. In un trafiletto pubblicato su MF, i nostri scrivono, tra le altre cose:

"Nessuno ha notato che il pil della Francia, da quando c'è l'euro, è cresciuto un poco più di quello della Germania. Si parla sempre di imitare la Germania parsimoniosa, ma in realtà abbiamo al di là delle Alpi una Francia che ha portato il debito pubblico dal 56 al 100% in dieci anni e il debito privato al 210% del pil."

Se invece che nello spazio ci si sposta nel tempo, è possibile trovare un Paese che ha fatto qualcosa di simile alla Francia dell'ultimo decennio in quanto a crescita del debito in rapporto al Pil: è l'Italia degli anni Ottanta del secolo scorso.

Periodo ricordato con nostalgia dai tanti Becchi e Zibordi, perché allora l'Italia cresceva e se non fosse stato per il "divorzio" tra Tesoro e Banca d'Italia il debito pubblico non sarebbe neppure esploso in rapporto al Pil, grazie alla generosa monetizzazione effettuata dalla banca centrale.

Io ho nostalgia degli anni Ottanta perché mi ricordano la mia adolescenza, ma è indubbio che quel decennio fu il culmine di politiche economiche scellerate, iniziate in realtà nella seconda metà degli anni Sessanta. Il conto lo stiamo ancora pagando (non i consumatori di tasse) ed essendo diffusa la mentalità che vede nel deficit pubblico la via alla prosperità, non c'è da essere ottimisti.

Quanto alla Francia, se non cambia registro è solo questione di tempo perché converga verso l'Italia.

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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