Scorie - L'acchiappaturisti

Dopo avere detto peste e corna di Atlantia e avere categoricamente escluso che la holding dei Benetton avrebbe preso parte al salvataggio (ennesimo) di Alitalia, Luigi Di Maio pare avere cambiato idea, spacciando la decisione delle Ferrovie dello Stato sulla scelta del partner privato come autonoma dal governo. Il tutto con tempi enormemente dilatati, dato che la questione avrebbe dovuto essere risolta entro fine gennaio, e da lì in poi con scadenze pressoché mensili, sempre prorogate.

Ma tutto questo sarebbe il minimo. Di Maio si è poi prodotto in dichiarazioni sul futuro di Alitalia che fanno cadere le braccia.

"La cosa che mi sta più a cuore è che seguiremo il piano industriale, perché Alitalia ci permette in maniera fondamentale di orientare le politiche turistiche del Paese."

Posto che il governo non dovrebbe orientare alcunché, è più che lecito dubitare che l'orientamento suggerito da Di Maio e colleghi punti in direzione diversa da un burrone.

A suo dire, il piano industriale "deve essere sui voli di lungo raggio e non deve sacrificare l'occupazione." Si punti pure sul lungo raggio, ma se le compagnie che si sarebbero candidate a rilevare Alitalia senza dover fare partnership con lo Stato avevano individuato degli esuberi di personale, probabilmente qualche conto lo avevano fatto.

Ma ecco la visione dello stratega di Pomigliano:

"Ci sono soprattutto nell'est del mondo milioni di nuovi ricchi che vogliono vedere l'Italia, il Paese più bello del mondo, e noi dobbiamo investire sulle rotte di lungo raggio come fanno Francia e Germania. La presenza dello Stato in Alitalia con Fs e il Ministero delle Finanze, che avranno la maggioranza assoluta della newco, garantisce che sarà un'operazione di mercato e allo stesso tempo un'operazione che ci consentirà di fare giovare l'Italia di una compagnia di bandiera che finalmente si va a prendere i turisti in tutto il mondo."

Come tutti quelli che prima di lui hanno buttato soldi dei pagatori di tasse nel buco nero di Alitalia, anche Di Maio punta sulla necessità di avere una compagnia di bandiera per andare a prendere turisti in giro per il mondo, quando a me pare che non vi sia alcuna evidenza del fatto che ciò sia determinante per migliorar ei flussi turistici.

Imbarazzante, poi, l'affermazione che si tratterebbe di un'operazione di mercato, quando è evidente che il mercato è quanto di più distante da questo tipo di operazione. Per intenderci, il mercato ha decretato il fallimento di Alitalia già diversi piani di salvataggio fa.

Ed è comico il finale:

"Voglio essere l'ultimo ministro dello Sviluppo economico che si occupa di Alitalia e che se ne occupa in maniera strutturale non per metterci una toppa ma per rilanciarla."

Come no…


 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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