Scorie - Paragoni farneticanti




Nel suo consueto sermone su Milano Finanza del sabato, Paolo Panerai ha ritenuto di dover paragonare l'atteggiamento dei tedeschi di oggi con la persecuzione degli ebrei voluta da Hitler. Credo che l'accostamento sarebbe in ogni caso fuori luogo, ma lo è a maggior ragione essendo basato su affermazioni prive di fondamento.

"Potrebbe risultare azzardato o fuori luogo connettere quelle vicende tragiche all'attuale momento del mondo, ma così non è."

Il tutto perché, secondo Panerai, "la Germania sta da decenni combattendo in Europa un'altra guerra, molto meno cruenta ma in alcuni casi sempre devastante. E' la guerra economica per riconquistare e mantenere il primato in Europa".

Ovviamente la guerra economica è combattuta a suon di accumulazione di avanzi commerciali. E qui Panerai comincia a vaneggiare.

"Il trattato di Maastricht e i trattati seguenti prevedono che il Paese che accumula risolse le destini allo sviluppo degli altri Paesi. Come è di tutta evidenza, i tedeschi non stanno muovendo un euro per far sì che gli altri Paesi possano migliorare la loro condizione. Tutte le proposte fatte, dall'emissione di eurobond per finanziare gli investimenti comunitari ad altre iniziative corrispondenti allo spirito comunitario, sono state sempre bocciate".

In realtà né il trattato di Maastricht né accordi successivi prevedono l'obbligo di destinare gli avanzi commerciali allo sviluppo di altri Paesi. E' solo previsto che sia considerato uno squilibrio eccessivo se il saldo della bilancia commerciale non è compresa tra -4% e +6% del Pil. Non essendo peraltro previste sanzioni per chi sfora.

La Germania lo sta facendo da anni per eccesso, ma anche una riduzione del suo avanzo commerciale beneficerebbe solo indirettamente gli altri Paesi. Insomma: non si pensi ad aerei tedeschi che sorvolano i cieli degli altri Paesi paracadutando casse piene di denaro e beni di consumo.

Tra l'altro, se si ragiona a livello individuale, è difficile convincere un italiano che ha acquistato un'automobile tedesca che il suo benessere sarebbe maggiore se quella macchina gli fosse costata di più o fosse stata per lui troppo costosa da potersela permettere.

Non pago della prima sciocchezza, Panerai prosegue.

"Con grande disinvoltura, il governo tedesco e i cittadini tedeschi si dimenticano del fondamentale consenso che Helmut Kohl ottenne dagli altri Paesi dell'Ue non solo per fondere le due Germanie ma anche per consentire la conversione della moneta della DDR in moneta occidentale con cambio uno contro uno. All'atto pratico, quel cambio creò d'improvviso oltre 30 milioni di tedeschi dell'Est ricchi come avrebbero mai pensato di diventare. La Bundesbank, ragionando su valori reali, aveva ipotizzato addirittura 2 marchi dell'Est per un marco dell'Ovest. Ma l'aspetto ancora più rilevante ai fini dello spirito e dell'economia della Ue lo si è avuto quando il marco ha fatto la parte del dominus nella sostituzione con l'euro. Se il rapporto reale secondo la banca centrale tedesca doveva essere di 2 contro uno, una volta varato il cambio 1 a 1 quei marchi dell'ex Est sono diventati euro e quindi l'effetto di potere d'acquisto ha valicato i confini della grande Germania".

E' singolare che chi ragiona come Panerai, che di solito si lamenta del fatto che la lira entrò nell'euro con un cambio sopravvalutato, perdendo competitività, si lamenti in questo caso del contrario.

La decisione di Kohl dell'epoca, al pari di tutte le altre decisioni governative, fu mossa da considerazioni politiche. Se a chi governa interessasse dare prevalenza alle considerazioni economiche, la prima cosa da fare sarebbe lasciare il mercato libero di fa incontrare domanda e offerta.

Sta di fatto che la conversione dei marchi dell'Est in marchi occidentali al cambio 1-1 creò per lo più effetti redistributivi in Germania. Evidentemente l'economia dell'Est, già malmessa da decenni di regime comunista, non poteva essere competitiva con una moneta sopravvalutata. L'Ovest dovette farsi carico dell'integrazione.

Ipotizzando un cambio 2-1, ci sarebbero stati in giro meno marchi tedeschi, a parità di output dell'economia unificata. Chi si lamenta da due decenni che la Germania esporta deflazione dovrebbe cercare di sanare questa contraddizione, perché la mossa dell'epoca era di segno contrario.

Ma è difficile a chiedere di sanare questa contraddizione a chi paragona i tedeschi di oggi a quelli del terzo reich.




 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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