Scorie - La lotta alla schiavitù è solo un pretesto
"Con l'introduzione del reato di acquisto di servizi sessuali si mira a eliminare la prostituzione in quanto essa incentiva la tratta di esseri umani e viola la dignità delle donne. Si interviene direttamente sulla domanda, cioè sui clienti, mentre resta naturalmente esclusa la punibilità della persona che abbia esercitato la prostituzione".
Questo si legge in una proposta di legge presentata come prima firmataria da Caterina Bini, parlamentare del PD, con l'appoggio di associazioni cattoliche e parlamentari anche di altri schieramenti.
Considerare tutte le prostitute come schiave e, di conseguenza, i loro clienti come complici di chi le costringe a prostituirsi, è un pretesto per cercare di vietare e/o punire un'attività per motivi prevalentemente morali.
Nessun dubbio che chi usa o minaccia di usare violenza verso un'altra persona per indurla a prostituirsi (o a fare qualsiasi altra cosa) sia un criminale e come tale debba essere trattato. Ma punire indiscriminatamente chi domanda e paga il servizio di prostituzione con una multa da 2.500 a 10.000 euro, per giungere alla reclusione in caso di reiterazione del reato, finisce per ledere più diritti di quelli che tutela.
Non tutte le prostitute sono costrette a offrire "servizi sessuali" sotto la minaccia di violenza; ci sono anche persone che scelgono liberamente di prostituirsi, e in tal caso non fanno altro che utilizzare come meglio credono il corpo di cui sono proprietarie. E i loro clienti non fanno altro che acquistare un servizio, in uno scambio volontario con chi quel servizio lo offre, ritenendolo evidentemente non (sufficientemente) lesivo della propria dignità.
Proibire questo scambio o sanzionare pesantemente chi compra il servizio finisce per ledere il diritto di proprietà di entrambe le parti dello scambio. Si tratta, in ultima analisi, di un esercizio di proibizionismo moralista mascherato dal fine nobile di difendere delle persone dalla riduzione in schiavitù.
Non è mai bene che la legislazione sia utilizzata per moralizzare (secondo la morale del legislatore) le persone.
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