Scorie - La benedizione della spesa parassitaria dei keynesiani all'amatriciana
"Chi sostiene, come la Germania ma anche alcune voci convenzionali italiane, che l'Italia è in crisi a causa di una enorme spesa improduttiva, è fuori dal mondo. Non vi è dubbio che nel Paese vi sia spesa improduttiva, ma è veramente difficile tagliarla senza aggravare la caduta dell'economia. Per il semplice motivo che anche la spesa più improduttiva in questa congiuntura costituisce comunque spesa e quindi consumi."
(P. Panerai)
Paolo Panerai, fondatore di Milano Finanza e renziano doc, arriva a difendere perfino la peggiore spesa pubblica, definendola improduttiva quando sarebbe più veritiero definirla parassitaria. A suo parere quella spesa andrebbe tagliata quando l'economia va bene, non quando si balla tra stagnazione e recessione.
A parte il fatto che quando l'economia va bene la scusa per non tagliare diventa, alternativamente, che non ce n'è bisogno o che non si devono tarpare le ali alla crescita (sempre con il pretesto che quella spesa rappresenta per qualcuno reddito e consumi), il ragionamento di Panerai è totalmente fallace.
Si tratta, peraltro, di un classico del keynesismo all'amatriciana. Quello, per intenderci, che difende le migliaia di dipendenti pubblici totalmente inutili solo perché, appunto, lo stipendio che percepiscono viene poi speso in consumi. Per un keynesiano all'amatriciana è una situazione virtuosa: la spesa pubblica aumenta e aumentano anche i consumi, gonfiando il Pil.
C'è un problema: per alimentare quel circolo, o si usano le tasse, oppure si aumenta il debito pubblico (una cosa non esclude l'altra), ossia si pongono le basi per maggiori tasse future. Non solo non c'è nulla di produttivo in tutto questo, ma nel processo di redistribuzione si disincentiva la produzione di ricchezza reale, oltre a comprimere il diritto di proprietà dei soggetti tassati.
Per rendersene conto basta il buon senso. Una cosa evidentemente fuori dalla portata dei keynesiani all'amatriciana.
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