Scorie - La qualità non abbassa la spesa
"Non è vero, come si legge a volte, che la spending review non c'è più: la revisione della spesa continua e si rafforza nella qualità prima ancora che nella quantità."
(P. C. Padoan)
Meno male che il ministro dell'Economia e delle Finanze ci ha rassicurati tutti quanti in merito allo stato di salute della spending review, della quale si sono perse le tracce.
Secondo Padoan, non solo la spending review è viva e vegeta, ma si sta addirittura rafforzando "nella qualità prima ancora che nella quantità". A giudicare dai numeri non ancora relativi all'intero 2015 e quelli della recente legge di stabilità, l'aspetto qualitativo deve avere avuto una significativa prevalenza su quello quantitativo, in effetti. Il fatto è che la spesa pubblica non si riduce affatto, ma aumenta di anno in anno.
Peccato che le valutazioni qualitative siano molto più soggettive di quelle quantitative e che, se si guarda alla sostanza, un bilancio è fatto di numeri e su quelli viene giudicato.
Questo non significa che tutte le spese siano parassitarie allo stesso modo, ma il problema è che con il pretesto della riqualificazione della spesa si perde di vista quello che dovrebbe essere l'obiettivo fondamentale, ossia una riduzione consistente e strutturale della stessa.
E va bene rallegrarsi per i 5-6 miliardi risparmiati nel 2015 alla voce interessi sul debito pubblico, ma quella voce non è controllabile dal governo, quindi così come è diminuita può tornare rapidamente ad aumentare. Questo dovrebbero tenerlo presente quelli che parlano di politiche per la crescita, una formula dietro alla quale, gira e rigira, non c'è altro che un allargamento del deficit pubblico.
(P. C. Padoan)
Meno male che il ministro dell'Economia e delle Finanze ci ha rassicurati tutti quanti in merito allo stato di salute della spending review, della quale si sono perse le tracce.
Secondo Padoan, non solo la spending review è viva e vegeta, ma si sta addirittura rafforzando "nella qualità prima ancora che nella quantità". A giudicare dai numeri non ancora relativi all'intero 2015 e quelli della recente legge di stabilità, l'aspetto qualitativo deve avere avuto una significativa prevalenza su quello quantitativo, in effetti. Il fatto è che la spesa pubblica non si riduce affatto, ma aumenta di anno in anno.
Peccato che le valutazioni qualitative siano molto più soggettive di quelle quantitative e che, se si guarda alla sostanza, un bilancio è fatto di numeri e su quelli viene giudicato.
Questo non significa che tutte le spese siano parassitarie allo stesso modo, ma il problema è che con il pretesto della riqualificazione della spesa si perde di vista quello che dovrebbe essere l'obiettivo fondamentale, ossia una riduzione consistente e strutturale della stessa.
E va bene rallegrarsi per i 5-6 miliardi risparmiati nel 2015 alla voce interessi sul debito pubblico, ma quella voce non è controllabile dal governo, quindi così come è diminuita può tornare rapidamente ad aumentare. Questo dovrebbero tenerlo presente quelli che parlano di politiche per la crescita, una formula dietro alla quale, gira e rigira, non c'è altro che un allargamento del deficit pubblico.
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