Scorie - Credito sub-prime nel settore auto
"È cresciuta molto la parte del credito al consumo che consiste di prestiti personali e di vendite a rate, molto meno costosa rispetto al 20% di tassi d'interesse pagati sugli sbilanci delle carte di credito. E in effetti, complice la politica monetaria super-espansiva, gli interessi pagati sul credito al consumo sono molto più bassi di quelli dell'ante-crisi, malgrado il peso del debito totale sia aumentato."
(F. Galimberti)
Commentando l'evoluzione del credito negli Stati Uniti, Fabrizio Galimberti usa toni rassicuranti. Il credito al consumo è cresciuto parecchio, ma i mutui pesano meno, e così pure le carte di credito. Tutto bene, dunque? Non direi.
Gli acquisti a rate sono aumentati notevolmente a seguito della perdurante politica monetaria espansiva da parte della Fed, che, come riconosce lo stesso Galimberti, ha compresso i tassi di interesse anche sul credito al consumo.
Lo stock di debito in capo ai consumatori aumenta, ma il suo peso è reso "sopportabile" dai tassi artificialmente rasoterra. Per esempio, il sostenuto andamento delle vendite di automobili negli ultimi anni è in gran parte dovuto a un incremento delle vendite a rate. Il fenomeno dei prestiti sub-prime si è spostato dagli immobili alle automobili. Questo non rende la faccenda del tutto tranquillizzante.
Come è noto, i prezzi delle automobili tendono a diminuire rapidamente nei primi anni dopo la loro immatricolazione. Ciò significa che il valore del collaterale dei prestiti sub-prime sulle auto tende strutturalmente a diminuire, probabilmente in modo più veloce del debito acceso per acquistarle. Con l'inversione della politica monetaria in senso restrittivo (o meno espansivo), l'onere dei prestiti è destinato ad aumentare e, con esso, le insolvenze dei debitori sub-prime. Anche nello scenario migliore, in cui le insolvenze non aumentano in misura significativa, la domanda di auto finora sostenuta artificialmente dai bassi tassi di interesse è destinata a sgonfiarsi.
Nulla di nuovo: si tratta di un andamento ciclico tipico delle fasi di boom sorrette da una espansione del credito a fronte del quale non vi è stato un precedente incremento di risparmio reale, bensì una politica monetaria espansiva.
E' la vecchia illusione di poter creare ricchezza reale dal nulla. Una illusione tanto dannosa quanto persistente.
(F. Galimberti)
Commentando l'evoluzione del credito negli Stati Uniti, Fabrizio Galimberti usa toni rassicuranti. Il credito al consumo è cresciuto parecchio, ma i mutui pesano meno, e così pure le carte di credito. Tutto bene, dunque? Non direi.
Gli acquisti a rate sono aumentati notevolmente a seguito della perdurante politica monetaria espansiva da parte della Fed, che, come riconosce lo stesso Galimberti, ha compresso i tassi di interesse anche sul credito al consumo.
Lo stock di debito in capo ai consumatori aumenta, ma il suo peso è reso "sopportabile" dai tassi artificialmente rasoterra. Per esempio, il sostenuto andamento delle vendite di automobili negli ultimi anni è in gran parte dovuto a un incremento delle vendite a rate. Il fenomeno dei prestiti sub-prime si è spostato dagli immobili alle automobili. Questo non rende la faccenda del tutto tranquillizzante.
Come è noto, i prezzi delle automobili tendono a diminuire rapidamente nei primi anni dopo la loro immatricolazione. Ciò significa che il valore del collaterale dei prestiti sub-prime sulle auto tende strutturalmente a diminuire, probabilmente in modo più veloce del debito acceso per acquistarle. Con l'inversione della politica monetaria in senso restrittivo (o meno espansivo), l'onere dei prestiti è destinato ad aumentare e, con esso, le insolvenze dei debitori sub-prime. Anche nello scenario migliore, in cui le insolvenze non aumentano in misura significativa, la domanda di auto finora sostenuta artificialmente dai bassi tassi di interesse è destinata a sgonfiarsi.
Nulla di nuovo: si tratta di un andamento ciclico tipico delle fasi di boom sorrette da una espansione del credito a fronte del quale non vi è stato un precedente incremento di risparmio reale, bensì una politica monetaria espansiva.
E' la vecchia illusione di poter creare ricchezza reale dal nulla. Una illusione tanto dannosa quanto persistente.
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