Scorie - Fobie keynesiane
"E' evidente che la Bce deve intervenire. Le aspettative di inflazione
stanno sfuggendo di mano e la domanda di attività in euro che viene
dall'estero non può che essere soddisfatta attraverso la creazione di nuova
liquidità, oppure finirà per rafforzare ancora l'euro… Jens Weidmann, il
capo della Bundesbank, ha offerto il 21 febbraio un'interpretazione
riduzionista della situazione, definendo la politica monetaria attuale già
accomodante."
(C. Bastasin)
Sono in molti, e da diversi mesi, a ritenere necessari ulteriori
provvedimenti di politica monetaria espansiva da parte dellaBCE. Carlo
Bastasin è tra costoro, come più o meno tutti coloro che leggono con lenti
mainstream ciò che accade nell'economia dell'Area euro.
A essere invocati sono per lo più interventi non convenzionali,
considerando il fatto che il tasso di rifinanziamento è già stato abbassato
fino allo 0.25 per cento. Si tratterebbe, in buona sostanza, di
interrompere la sterilizzazione della liquidità immessa nel 2011 con
l'acquisto di titoli di Stato (circa 175 miliardi di euro), di comprare
titoli a man bassa, oppure di lanciare nuove operazioni di rifinanziamento
a lungo termine (LTRO), vincolando le banche a concedere crediti a famiglie
e imprese invece che comprare titoli di Stato in operazioni di carry trade.
Due sono i motivo fondamentali per i quali vendono invocati ulteriori
interventi espansivi da parte della BCE: 1) la debolezza della domanda
aggregata e dei crediti concessi dalle banche; 2) lo "spettro della
deflazione", alimentato anche dalla forza dell'euro nei confronti della
altre monete, dollaro americano in primis. Il tutto starebbe interagendo
per portare a una spirale deflattiva senza fine, secondo chi ritiene
necessari interventi espansivi.
Perfino la Bundesbank, che finora ha sempre cercato di contenere
l'esuberanza espansiva degli altri membri del Consiglio direttivo della
BCE, pare stia in parte rivedendo la sua posizione in senso maggiormente
espansivo. Il tutto, sostengono i maligni probabilmente a ragione, in base
alla preoccupazione di un rafforzamento dell'euro non tanto e non solo
verso il dollaro, bensì soprattutto verso le monete asiatiche, yuan cinese
in primis. Circostanze che mette a rischio il corposo avanzo di bilancia
commerciale tedesco. In fin dei conti la Bundesbank è pur sempre una banca
centrale: sembra depositaria del rigore monetario solo perché le altre
banche centrali sono molto più esplicitamente votate a politiche inflattive
più o meno permanenti.
Personalmente trovo che l'invocazione dello "spettro della deflazione" sia
una specie di caccia alle streghe. La discesa dei prezzi è considerata
negativa a prescindere da quali ne siano le cause, e anche chi fa questa
distinzione conclude che è meglio che i prezzi salgano.
E' assurda, per esempio, l'idea che i consumi vengano continuamente
rimandati in attesa di un ulteriore calo dei prezzi: se fosse così la gente
non solo smetterebbe di mangiare, ma non farebbe neppure la fila per
comprare l'ultimo modello di iPhone. E mentre mangiare è evidentemente
necessario per sopravvivere (seppure le esigenze alimentari siano diverse
da individuo a individuo), comprare l'ultimo modello di iPhone risponde a
un bisogno meramente soggettivo. A essere rimandati più o meno a lungo
saranno pertanto acquisti ritenuti non necessari dai singoli individui.
Vorrei anche ribaltare per un attimo la questione: per quale motivo si
dovrebbe preferire un contesto nel quale gli individui sono indotti ad
accelerare la spesa per consumi solamente per evitare ulteriori rincari nei
prezzi? Perché si ritiene necessario che le banche centrali modifichino le
preferenze temporali degli individui?
A me pare che l'unico vero motivo per preferire una crescita degli indici
dei prezzi al consumo (perché, poi, al 2 per cento e non all'1 o al 3?)
consista nel ritenere auspicabile una svalutazione del debito in termini
reali. Si tratta, in buona sostanza, del pregiudizio (tipicamente
keynesiano) a favore del debitore, ovviamente a danno di chi risparmia.
Considerando che il mondo è oberato di debiti, a partire da quelli
pubblici, una svalutazione in termini reali consente di evitare
ristrutturazioni esplicite, così come consente di migliorare la
competitività senza un abbassamenti dei prezzi nominali.
Alla fine si arriva sempre allo stesso punto: l'uso dell'inflazione come
strumento di redistribuzione meno appariscente della tassazione esplicita.
Lo "spettro della deflazione" è invocato per lo più per questo motivo. Non
a caso a farlo sono quasi sempre soggetti pieni di debiti (o che lavorano
per soggetti pieni di debiti).
stanno sfuggendo di mano e la domanda di attività in euro che viene
dall'estero non può che essere soddisfatta attraverso la creazione di nuova
liquidità, oppure finirà per rafforzare ancora l'euro… Jens Weidmann, il
capo della Bundesbank, ha offerto il 21 febbraio un'interpretazione
riduzionista della situazione, definendo la politica monetaria attuale già
accomodante."
(C. Bastasin)
Sono in molti, e da diversi mesi, a ritenere necessari ulteriori
provvedimenti di politica monetaria espansiva da parte dellaBCE. Carlo
Bastasin è tra costoro, come più o meno tutti coloro che leggono con lenti
mainstream ciò che accade nell'economia dell'Area euro.
A essere invocati sono per lo più interventi non convenzionali,
considerando il fatto che il tasso di rifinanziamento è già stato abbassato
fino allo 0.25 per cento. Si tratterebbe, in buona sostanza, di
interrompere la sterilizzazione della liquidità immessa nel 2011 con
l'acquisto di titoli di Stato (circa 175 miliardi di euro), di comprare
titoli a man bassa, oppure di lanciare nuove operazioni di rifinanziamento
a lungo termine (LTRO), vincolando le banche a concedere crediti a famiglie
e imprese invece che comprare titoli di Stato in operazioni di carry trade.
Due sono i motivo fondamentali per i quali vendono invocati ulteriori
interventi espansivi da parte della BCE: 1) la debolezza della domanda
aggregata e dei crediti concessi dalle banche; 2) lo "spettro della
deflazione", alimentato anche dalla forza dell'euro nei confronti della
altre monete, dollaro americano in primis. Il tutto starebbe interagendo
per portare a una spirale deflattiva senza fine, secondo chi ritiene
necessari interventi espansivi.
Perfino la Bundesbank, che finora ha sempre cercato di contenere
l'esuberanza espansiva degli altri membri del Consiglio direttivo della
BCE, pare stia in parte rivedendo la sua posizione in senso maggiormente
espansivo. Il tutto, sostengono i maligni probabilmente a ragione, in base
alla preoccupazione di un rafforzamento dell'euro non tanto e non solo
verso il dollaro, bensì soprattutto verso le monete asiatiche, yuan cinese
in primis. Circostanze che mette a rischio il corposo avanzo di bilancia
commerciale tedesco. In fin dei conti la Bundesbank è pur sempre una banca
centrale: sembra depositaria del rigore monetario solo perché le altre
banche centrali sono molto più esplicitamente votate a politiche inflattive
più o meno permanenti.
Personalmente trovo che l'invocazione dello "spettro della deflazione" sia
una specie di caccia alle streghe. La discesa dei prezzi è considerata
negativa a prescindere da quali ne siano le cause, e anche chi fa questa
distinzione conclude che è meglio che i prezzi salgano.
E' assurda, per esempio, l'idea che i consumi vengano continuamente
rimandati in attesa di un ulteriore calo dei prezzi: se fosse così la gente
non solo smetterebbe di mangiare, ma non farebbe neppure la fila per
comprare l'ultimo modello di iPhone. E mentre mangiare è evidentemente
necessario per sopravvivere (seppure le esigenze alimentari siano diverse
da individuo a individuo), comprare l'ultimo modello di iPhone risponde a
un bisogno meramente soggettivo. A essere rimandati più o meno a lungo
saranno pertanto acquisti ritenuti non necessari dai singoli individui.
Vorrei anche ribaltare per un attimo la questione: per quale motivo si
dovrebbe preferire un contesto nel quale gli individui sono indotti ad
accelerare la spesa per consumi solamente per evitare ulteriori rincari nei
prezzi? Perché si ritiene necessario che le banche centrali modifichino le
preferenze temporali degli individui?
A me pare che l'unico vero motivo per preferire una crescita degli indici
dei prezzi al consumo (perché, poi, al 2 per cento e non all'1 o al 3?)
consista nel ritenere auspicabile una svalutazione del debito in termini
reali. Si tratta, in buona sostanza, del pregiudizio (tipicamente
keynesiano) a favore del debitore, ovviamente a danno di chi risparmia.
Considerando che il mondo è oberato di debiti, a partire da quelli
pubblici, una svalutazione in termini reali consente di evitare
ristrutturazioni esplicite, così come consente di migliorare la
competitività senza un abbassamenti dei prezzi nominali.
Alla fine si arriva sempre allo stesso punto: l'uso dell'inflazione come
strumento di redistribuzione meno appariscente della tassazione esplicita.
Lo "spettro della deflazione" è invocato per lo più per questo motivo. Non
a caso a farlo sono quasi sempre soggetti pieni di debiti (o che lavorano
per soggetti pieni di debiti).
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