Scorie - Vacanze romane
"E' un vero piacere essere a Roma specialmente in questo momento di
transizione con un nuovo governo che sta facendo progressi importanti nella
crescita e nell'affrontare la disoccupazione."
(J. Kerry)
John Kerry, segretario di Stato americano, è passato per Roma e ha detto
queste cose. Non che Kerry sia un politico particolarmente brillante,
altrimenti non si spiegherebbe la sconfitta all'epoca infertagli da George
Bush Jr, che a sua volta non verrà certo ricordato come il miglior
presidente degli Stati Uniti.
Qui, però, siamo di fronte sia a una dimostrazione della mediocrità di
Kerry, sia all'evidenza che l'Italia non conta assolutamente nulla, se il
ministro degli Esteri degli Stati Uniti non ritiene necessario neppure
preparare una frase meno banale e stupida da raccontare ai giornalisti.
Fino a un mese fa gli Stati Uniti elogiavano il governo Letta, oggi trovano
piacevole "essere a Roma specialmente in questo momento di transizione con
un nuovo governo che", udite udite, "sta facendo progressi importanti nella
crescita e nell'affrontare la disoccupazione".
A dire il vero il nuovo governo finora ha fatto solo chiacchiere (e
probabilmente non avrebbe potuto essere altrimenti); certamente non ha
fatto nessun progresso, men che meno importante, nella crescita e
nell'affrontare la disoccupazione. E in un paio di settimane non li avrebbe
fatti neanche mago Merlino. Questo a prescindere dal fatto che uno ritenga
verosimile che questi progressi ci saranno in futuro oppure no.
Di certo, se per ogni chiacchiera del presidente del Consiglio le imprese
assumessero un lavoratore si raggiungerebbe la piena occupazione al più
tardi entro fine 2014. Forse Kerry pensa che le cose funzionino così.
transizione con un nuovo governo che sta facendo progressi importanti nella
crescita e nell'affrontare la disoccupazione."
(J. Kerry)
John Kerry, segretario di Stato americano, è passato per Roma e ha detto
queste cose. Non che Kerry sia un politico particolarmente brillante,
altrimenti non si spiegherebbe la sconfitta all'epoca infertagli da George
Bush Jr, che a sua volta non verrà certo ricordato come il miglior
presidente degli Stati Uniti.
Qui, però, siamo di fronte sia a una dimostrazione della mediocrità di
Kerry, sia all'evidenza che l'Italia non conta assolutamente nulla, se il
ministro degli Esteri degli Stati Uniti non ritiene necessario neppure
preparare una frase meno banale e stupida da raccontare ai giornalisti.
Fino a un mese fa gli Stati Uniti elogiavano il governo Letta, oggi trovano
piacevole "essere a Roma specialmente in questo momento di transizione con
un nuovo governo che", udite udite, "sta facendo progressi importanti nella
crescita e nell'affrontare la disoccupazione".
A dire il vero il nuovo governo finora ha fatto solo chiacchiere (e
probabilmente non avrebbe potuto essere altrimenti); certamente non ha
fatto nessun progresso, men che meno importante, nella crescita e
nell'affrontare la disoccupazione. E in un paio di settimane non li avrebbe
fatti neanche mago Merlino. Questo a prescindere dal fatto che uno ritenga
verosimile che questi progressi ci saranno in futuro oppure no.
Di certo, se per ogni chiacchiera del presidente del Consiglio le imprese
assumessero un lavoratore si raggiungerebbe la piena occupazione al più
tardi entro fine 2014. Forse Kerry pensa che le cose funzionino così.
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