Scorie - Marino fa promesse da marinaio

"Non abbiamo previsto nessun aumento di tasse perché in questo momento
riteniamo che riducendo le spese, acquistando tutto il materiale con una
centrale unica di acquisto, risparmieremo 280 milioni di euro che prima
venivano sperperati… Non credo, al di là del referendum popolare, che sia
necessario cedere la proprietà dell'acqua, di un'azienda al privato per
farla funzionare meglio. Io penso che possiamo farla funzionare molto
bene."
(I. Marino)

Ignazio Marino ha rilasciato questa dichiarazione dopo aver ottenuto quasi
600 milioni dal Governo (leggi: dai contribuenti di tutta Italia) a
copertura dell'ennesimo dissesto dei conti del Comune di Roma. Trovo
piuttosto irritanti le parole di Marino, peraltro non troppo diverse da
quelle di tutti i suoi predecessori, di qualsivoglia orientamento politico.

Apprendiamo che Marino non intende aumentare le tasse, bensì vuole ridurre
le spese. Un proposito certamente condivisibile, ma uno si attende di
sentire dichiarazioni di questo tipo da un candidato durante la campagna
elettorale, o al più dal neosindaco appena vinte le elezioni.

Marino è sindaco di Roma da oltre otto mesi, e francamente non si capisce
cosa gli abbia impedito finora di procedere a istituire "una centrale unica
di acquisto" che, a suo dire, farebbe risparmiare 280 milioni. Nei primi
giorni di mandato si faceva riprendere e fotografare mentre girava in
bicicletta con vigili al seguito e ha chiuso al traffico i Fori imperiali
con una sollecitudine che, probabilmente, avrebbe fatto bene a dedicare
all'andamento disastroso dei conti del Comune e della miriade di società da
esso partecipate.

L'altra cosa che si apprende è che Marino non ha intenzione di privatizzare
Acea e altre società partecipate in tutto o in parte dal Comune di Roma.
Società che sono autentici colabrodo, che contano più dipendenti (in minima
parte necessari e altrettanto in minima parte assunti senza raccomandazione
politica) che clienti/utenti e che non hanno mai funzionato bene. Anche in
questo caso, il pensiero di Marino è quanto meno da accogliere con
scetticismo, dato che, pur concedendogli di aver ereditato una situazione
già disastrata, non risulta che in questi oltre otto mesi abbia almeno
iniziato a far "funzionare molto bene" (e neppure benino o poc male)
qualsivoglia di quelle società.

Ci sarebbe da scommettere che fra qualche anno saremo al punto di partenza,
con l'ennesima richiesta (pretesa, sarebbe meglio dire) da parte del
sindaco di Roma in carica (chiunque esso sia) di pagamento a piè di lista
da parte dei contribuenti italiani. Ma si tratta di una scommessa che
nessun bookmaker sano di mente quoterebbe.

    

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