Scorie - Fanfaronate (1/2)

"Io sono determinato, non mi faccio fermare… Non accetto tutte queste
obiezioni, ricordate Tremonti? Metteva a copertura il "miglioramento del
quadro economico". E ora mi dite che io non posso questo e non posso
quello."
(M. Renzi)

Quando Matteo Renzi ha comunicato come intende finanziare una riduzione di
imposte sui redditi delle persone fisiche per 10 miliardi (peraltro
annunciata più volte per aprile, poi rimandata a maggio), ha sostenuto di
avere trovato coperture per 20 miliardi. Il problema è che quei 20 miliardi
sarebbero così composti: 7 miliardi dalla spending review; 6.4 miliardi
ipotizzando di far salire il rapporto deficit/Pil dal previsto 2.6 al 3 per
cento; 3 miliardi dalla minor spesa per interessi (a seconda delle
versioni: un giorno dice 3, un altro 2.2 miliardi); 2 miliardi dalla
tassazione sui rientri di capitali; 1.6 miliardi dalla maggior Iva
conseguente i rimborsi dei debiti della pubblica amministrazione verso le
imprese.

Più che coperture certe, si tratta, nella migliore delle ipotesi, di
speranze. I tagli di spesa potrebbero effettivamente essere fatti, ma si
tratta di capire se questa volta, a differenza di tante altre in passato,
si andrà oltre gli annunci. E' chiaro che, per essere credibili, quei tagli
devono essere circostanziati e non solo accennati. Il fatto che il
commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, abbia dichiarato che i
miliardi di tagli saranno solo 3 nel 2014, non lascia ben sperare.

Quanto ad aumentare il rapporto tra deficit e Pil, probabilmente si andrà
verso il 3 per cento anche senza allentare i cordoni della borsa, dato che
la stima del governo precedente si fondava sull'ipotesi di crescita del Pil
pari all1.1 per cento nel 2014. Un dato al quale ha sempre creduto solo
Saccomanni (e forse nemmeno lui), mentre tutti coloro che fanno previsioni
(compreso il nuovo ministro dell'Economia) collocano quel numero nel range
0.5-0.7 per cento.

Anche sulla minor spesa per interessi è bene tenere presente che si saprà
solo ex post se i risparmi ci saranno effettivamente stati, considerando
che sono passati solo due mesi e che la gran parte dei collocamenti di
titoli di Stato per il 2014 devono ancora essere fatti. Dato che i
rendimenti dei titoli italiani sono scesi senza che ciò fosse giustificato
da un miglioramento sostanziale nei dati economici e di finanza pubblica,
nulla vieta che un domani, anche a scenario invariato, possano tornare a
salire.

Venendo alle imposte e sanzioni incassate da coloro che aderiranno alla
cosiddetta voluntary disclosure, anche in questo caso Renzi quantifica in 2
miliardi per il 2014 quello che lui spera di incassare, ma non vi è nulla
di certo in quel numero.

E lo stesso si può dire per la maggiore Iva conseguente i rimborsi della
pubblica amministrazione alle imprese, su cui le cose stanno andando a
rilento rispetto ai proclami dei due precedenti governi.

Tutto ciò detto, le coperture indicate da Renzi non si discostano tanto, a
tutti gli effetti, da quelle dovute al "miglioramento del quadro economico"
che il presidente del Consiglio attribuisce all'ex ministro Tremonti. Tra
l'altro non è che l'ultimo governo del quale Tremonti ha fatto parte abbia
avuto una fine molto gloriosa. Da qualunque punto di vista si voglia
valutare quel periodo – sia, cioè, che si sposi la tesi del complotto
internazionale contro Berlusconi, sia che si considerino gli avvenimenti
della seconda metà del 2011 una conseguenza dei disastri di quel governo –
è un fatto che quel tipo di coperture non incontrarono il favore dei
partner europei, né di chi deve decidere se comprare o vendere titoli di
Stato italiani.

Renzi crede forse che l'apertura di credito che gli è stata fatta finora
dentro e fuori l'Italia sia illimitata, ma potrebbe accorgersi in tempi non
troppo lunghi che non è così, soprattutto se continuerà a sparare
fanfaronate offendendosi poi se qualcuno dubita delle sue affermazioni,
anche quando queste sono palesemente non credibili.

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