Scorie - Lo spostamento (moltiplicato) di debito da privato a pubblico in Giappone

Da anni richard Koo ripete che il settore privato in Giappone continua a risparmiare nonostante tassi di interesse a zero. Il tutto perché le imprese, dopo lo scoppio della bolla immobiliare a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l'inizio degli anni Novanta (con i prezzi dei terreni scesi fino all'87% rispetto ai massimi) rese di fatto insolvente un gran numero di imprese.

Ma in Giappone si cercò di non fare implodere il sistema. Così per lunghi anni le famiglie continuarono a risparmiare, mentre le imprese cercavano di smaltire l'eccesso di debito, e lo Stato aumentò la propria spesa in deficit, gonfiando via via il rapporto tra debito e Pil, che peraltro la Banca centrale contribuiva a monetizzare.

Quello del settore privato era un surplus finanziario, ma non si trattava di risparmio reale, ancorché per Koo (e per buona parte degli economisti che partono da schemi keynesiani) non vi sia differenza. 

Koo nota che ancora oggi, nonostante i problemi di bilancio delle imprese siano stati in gran parte risolti, "la domanda di prestiti non sia forte come i tassi di interesse suggerirebbero, anche se è un po' aumentata." Il che lo porta a concludere che sia ancora necessario che il governo si indebiti e spenda i risparmi del settore privato.

Se la domanda di credito non è forte, generalmente significa che chi dovrebbe indebitarsi non ne ha bisogno, o perché ha risparmi sufficienti per finanziare le spese, oppure perché non intravede opportunità di investimento potenzialmente profittevoli, anche se il costo del debito è particolarmente basso. 

Si potrebbe anche ipotizzare che un freno alla propensione a indebitarsi sia attribuibile alla dimensione del debito pubblico, che non è un pasto gratis per i pagatori di tasse di un Paese. Neppure in Giappone, ancorché finora sia stato in gran parte monetizzato dalla Banca centrale.

E in effetti il debito complessivo, sommando pubblico e privato non finanziario, a fine 2022 era pari al 447,4% del Pil, secondo dati del FMI. Di questi, 261,3% del Pil è debito pubblico, mentre 186,1% è debito privato.

Fermandosi al 2019, anno prima del Covid, il debito totale era pari al 400,9% del Pil (236,4% pubblico e 164,5% privato). Rispetto agli anni Ottanta, il debito privato in rapporto al Pil è rimasto stazionario, anche se in calo di oltre 40 punti di Pil dai massimi degli anni Novanta. Il debito pubblico, per contro, è aumentato di 172 punti di Pil, mentre rispetto agli anni Novanta l'incremento è stato di 147 punti di Pil.

In sostanza, per ogni punto di Pil di minor debito privato ne sono stati accumulati quasi 3,5 di debito pubblico negli ultimi 3 decenni. Il che potrebbe non lasciare del tutto tranquilli sulle prospettive future i pagatori di tasse giapponesi, oltre a dover far riflettere sulla produttività della spesa finanziata con quel debito, nonostante gli oneri per interessi tenuti rasoterra dalla politica monetaria.

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