Scorie - 50 sfumature di socialismo al di là delle Alpi
Da tempo vado sostenendo che la Francia non dovrebbe mai essere presa come esempio, se non per fare il contrario. Soprattutto quando si parla di tassazione e spesa pubblica.
Se si vuole misurare l'invadenza dello Stato sommando entrate e spesa pubblica in rapporto al Pil, la Francia ha il poco invidiabile status di over 100, nel senso che con 52 punti di Pil di entrate e 57 di uscite supera, appunto, il 100%.
Perfino a sud delle Alpi, dove pure non si scherza, non si raggiunge questsa poco invidiabile quota 100.
Il nuovo governo Barnier, che ha messo all'Economia un ministro 33enne e che dovrà cercare di barcamenarsi tra le richieste delle varie sfumature di socialismo dei partiti che lo sostengono, senza far crescere troppo i consensi delle opposizioni (il grosso delle quali rappresentate dal Rassemblement di Marine Le Pen, a sua volta socialista in economia) e neppure il deficit, pare si stia orientando per un provvedimento innovativo (si fa per dire): aumentare le tasse a ricchi e multinazionali.
Barnier ha accennato a "prelievi mirati sulle persone facoltose o su alcune grandi imprese". Il tutto perché di ridurre realmente la spesa non se ne parla, dato che vorrebbe dire perdere l'appoggio dei più socialisti tra i socialisti.
E pensare che, con un debito pubblico di dimensioni simili a quello dell'Italia in valore assoluto, la Francia paga circa 50 miliardi di interessi annui, ossia (a numeri attuali) 35 in meno dell'Italia.
Ovviamente questo non toglie nulla alle sgangherate condizioni delle finanze pubbliche a sud delle Alpi, ma dovrebbe quanto meno servire a non vedere nella Francia un esempio da imitare.
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