Scorie - Perché il DEF non affronta i nodi di fondo

Secondo il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, il Documento di Economia e Finanza appena presentato dal governo "non affronta i nodi di fondo."

Anche secondo me. Ma questa è l'unica cosa su cui concordo con Landini, perché il giudizio si fonda su punti di vista diametralmente opposti.

Landini, infatti, lamenta che "non è previsto un euro per i rinnovi dei contratti, alla fine ci sono solo tagli alla spesa."

Qui i casi sono due: o i documenti pubblicati dal governo sono diversi da quelli veri, oppure Landini deforma la verità. Le spese per il personale dipendente (pubblico) sono previste passare da 186,9 miliardi nel 2022 a 187,7 nel 2026. Si potrà sostenere che nel 2026 sono previste inferiori al picco del 2023, ma complessivamente non calano. La riduzione (lieve) è in rapporto al Pil, ma parlare di tagli di spesa è fuorviante.

Anche perché l'altra voce cara ai sindacati, quella della spesa per pensioni, e altre prestazioni sociali, passa da 406,9 miliardi nel 2022 ai previsti 472,5 miliardi nel 2026. Resterebbe sostanzialmente costante in rapporto al Pil, ma qui occorre considerare che, in caso di crescita del Pil inferiore alle attese, l'impatto di tali spese aumenterebbe. E ragionevolmente aumenterebbe anche in valore assoluto la cifra delle cosiddette altre prestazioni sociali.

Non si può dire, però, che Landini non offra uno spunto per favorire un aumento di spesa, che peraltro complessivamente resterebbe al 51,3% nel 2026.

"Se vogliamo aumentare la spesa bisogna andare a prendere i soldi dove ci sono, a partire da una seria riforma fiscale", il che "vuole dire fare una lotta vera ai 100 miliardi di evasione fiscale, quindi la lotta al contante ma anche mettere in rapporto tra loro le banche dati e una riforma che riduca la tassazione sul lavoro dipendente ma la aumenti sulla rendita finanziaria, immobiliare, sui profitti. Questo è un punto di fondo per noi e non siamo disponibili ad accettare un Def che vede aumentare la precarietà e il taglio pubblico sui diritti fondamentali."

Quali siano i tagli sui diritti fondamentali non è dato sapere, ma sul dove andare a prendere i soldi bisogna dire che Landini mostra una certa coerenza, come peraltro i dischi rotti. Per inciso, farei notare che l'Italia non è un paradiso fiscale, ancorché dalle parole di Landini parrebbe proprio che lo fosse. Farei inoltre notare che pure il diritto di proprietà dovrebbe essere tutelato, anche se sembra che per Landini la pretesa del fisco non ne rappresenti una compressione, né in senso assoluto (ma questo non me lo aspetto da chi non è libertario), né confrontando il peso del fisco con quello di altri Paesi.

Il problema, dal mio punto di vista, è che lo sforzo, peraltro solo ipotizzato, di revisione della spesa punta a un risparmio di inferiore al 2 per mille del totale nel prossimo triennio. Ed è un problema che nessuno vuole affrontare, perché la spesa pubblica, nelle sue varie forme, è la droga di gran parte degli italiani.

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