Scorie - Per rispettare il denaro del contribuente bisogna lasciarlo nelle sue tasche

Quando si affronta il tema dell'equità di un sistema fiscale, credo che il primo e fondamentale argomento per un libertario sia di tipo etico. La tassazione rappresenta una violazione del principio di non aggressione e, in quanto tale, è illegittima. Esistono anche motivazioni di tipo economico, ma a mio parere sono meno potenti, in quanto possono lasciare aperta la porta a una forma di tassazione diversa da quella oggetto di discussione.

Ho fatto questa premessa perché ogni volta che leggo un articolo sul sistema fiscale italiano in cui vi sono anche elementi di critica condivisibili, alla fine si arriva sempre a proporre soluzioni per una diversa tassazione, negando (esplicitamente o implicitamente) l'illegittimità della stessa. Ben inteso, non mi illudo di riuscire a vivere in vita mia in un sistema fiscale assente, ma ciò non mi distoglie dal considerare la tassazione illegittima in quanto violazione del principio di non aggressione.

Scrive, per esempio, Gian Emilio Osculati:

"Il buon senso suggerisce che sottrarre, con la tassazione, mille euro a una persona indigente e a una persona benestante non è esattamente la stessa cosa: la prima persona soffre di più, la seconda di meno. Ma anche tassare al 10% chi guadagna mille euro al mese e chi ne guadagna 10mila non sembra rispondere a criteri di equità: nel primo caso si rischia di provocare il crollo nella povertà, nel secondo caso si tratta, tutto sommato, di uno sforzo ancora gestibile. I trattati di scienza delle finanze (la scienza che studia la teoria della tassazione) usano termini "tecnici" per illustrare il concetto. Nel loro linguaggio l'utilità marginale del denaro (quanto "vale" l'ultimo euro incassato o pagato) è più alta per un indigente che per un benestante. Equità impone quindi che il benestante paghi proporzionalmente un po' più di tasse dell'indigente. In altre parole: la tassazione sui redditi deve essere progressiva. Le imposte indirette tipo Iva, nelle quali ricchi e poveri pagano aliquote uguali, si giustificano solo per un problema di gettito: non essendo l'amministrazione finanziaria – di nessun Paese – in grado di realizzare un sistema di imposte dirette sufficiente a coprire tutte le spese dello Stato, si ricorre alla tassazione indiretta. È il male minore, non esistono alternative praticabili. Gli stessi trattati di scienza delle finanze, più o meno concordemente, concludono che la situazione di tassazione ottimale si realizza quando, al margine, i sacrifici che fanno tutti i contribuenti nel pagare l'ultimo euro di tasse è più o meno uguale per tutti. Il "più o meno" è di dovere, perché l'utilità marginale del denaro non è facilmente misurabile."

Non solo l'utilità marginale del denaro non è facilmente misurabile erga omnes, ma neppure è quantificabile. Le preferenze rivelate dai singoli individui mediante le loro azioni indicano le priorità che quegli stessi individui attribuivano alle diverse alternative a loro disposizione (ammesso di conoscerle tutte) nel momento dell'azione. Ma non dicono nulla di quantitativo, né possono essere ritenute costanti nel tempo. 

Ne consegue che ogni tentativo di individuare una tassazione equa sarebbe vano anche qualora la tassazione non fosse illegittima. Per di più, se si presuppone di poter quantificare l'utilità marginale e che questa sia identica per individui diversi a parità di reddito, una tassazione che renda il sacrificio di pagare l'ultimo euro di tasse più o meno uguale per tutti è possibile, di fatto, solo in un sistema di socialismo integrale.

Prosegue Osculati:

"Nessun trattato di scienza delle finanze però potrà mai accettare che sia equo far pagare l'Iva sul pane alla vecchina e simultaneamente finanziare a fondo perduto l'acquisto di monopattini da parte dei privati, per giunta scelti a caso tramite un sistema di sorteggio o equivalente, giusto per fare un esempio troppo facile."

Il problema è che se si riconosce al legislatore il potere legittimo di legiferare in materia fiscale, ciò che è ritenuto giusto (o più semplicemente conveniente) da costui darà forma alla tassazione e all'utilizzo del gettito.

Osculati critica poi alcune misure assunte dagli ultimi governi o proposte dai partiti di diversi schieramente durante la recente campagna elettorale. Il che, a mio parere, rafforza, se ce ne fosse bisogno, i concetti che ho già delineato.

Segue poi un passaggio cruciale:

"Tutto quanto sopra, pensandoci bene, riguarda il tema del rispetto per il denaro del contribuente (respect for taxpayers' money): lo Stato deve attuare tassazioni eque e non deve fare spese a bassa utilità per il contribuente, perché pagare le tasse costa al contribuente molta fatica ed è giusto che il denaro sottratto al contribuente dallo Stato sia speso bene. Basta, quindi, con spese stupide, con autostrade costruite per fini elettorali, con regalie incontrollate di ogni tipo."

Posto che non un contribuente potrebbe obiettare (a mio parere avendo ragione) che il suo denaro sia rispettato nel momento stesso in cui è obbligato a pagare le tasse, chi stabilisce quali sono le spese stupide? 

Secondo Osculati servirebbe un organismo indipendente che controlli "che i ricavi e le spese dello Stato rispondano a criteri di giustizia ed equità". Criteri fissati da chi?

"Da noi il presidio sui ricavi al fine di assicurare una equa tassazione non esiste. I due presìdi previsti sulle spese dello Stato non funzionano. Il vincolo del pareggio di bilancio o non è osservato (si crea quindi ancora più debito) o comunque spinge verso una maggiore tassazione per finanziare le spese: è la situazione ridicola (se non fosse tragica) dell'Italia che coniuga una tassazione altissima con un debito altissimo da sempre perché si fanno spese incontrollate (ricordate la pensione dopo 19 anni di lavoro?). Del secondo presidio esistente manco a parlarne: dovrebbe essere il Parlamento, dove, in tema di spese, sembra, invece, si pratichi quotidianamente lo scambio di favori a singole categorie di cittadini a spese del contribuente. Stiamo viaggiando verso una situazione di sempre maggior debito, sempre maggiore tassazione e sempre più ingiustizia."

Si tratta di una fotografia abbastanza realistica della situazione esistente. E' la soluzione proposta che non mi convince.

"Che fare? Un cancro così diffuso è difficile da estirpare. Ma forse qualcosa si può fare. Il rispetto del denaro del contribuente, innanzitutto, deve essere un valore chiave riconosciuto nella Costituzione. È un ingrediente fondamentale della coesione del Paese e sorprende che i Padri Costituenti non vi abbiano pensato. Il controllo preventivo della rispondenza delle spese e degli investimenti dello Stato a criteri di giustizia ed equità comunemente accettati deve essere istituito. Non basta quindi che le leggi di spesa indichino le coperture. Sarà necessario creare un organismo super partes di controllo preventivo delle proposte di spesa (e di tassazione), che probabilmente riporti al Capo dello Stato. Il Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici, a suo tempo creato dal ministro Savona ma poi persosi con i governi successivi, è un buon esempio. Sarà necessario conferire al Capo dello Stato il potere di rimettere al Parlamento le leggi palesemente non compliant con il principio di rispetto del denaro del contribuente e di equa tassazione. Una rivisitazione del ruolo inibitorio della Corte dei conti, oggi limitato a un controllo preventivo di sola legittimità sugli atti del governo, sarà opportuna. Sarà necessario, soprattutto, che i media diffondano l'importanza del concetto di rispetto del denaro del contribuente, alzando i toni fortemente e univocamente quando questo stesse per mancare per qualsiasi motivo."

In sostanza, prima si prende atto che il vincolo del pareggio di bilancio (iscritto nell'articolo 81 della Costituzione) o non è osservato o spinge all'aumento della tassazione pe rinseguire continui aumenti di spesa. E dopo aver decretato il fallimento della soluzione costituzionale cosa viene proposto? Di inserire un nuovo controllo incardinandolo nella Costituzione. Cosa lascia supporre a Osculati che questo potrebbe funzionare mi sfugge.

In definitiva, il miglior modo per rispettare il denaro del contribuente è lasciarlo nelle sue tasche.

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