Scorie - La divisione dello spazio

Come è noto, Germania e Italia sono, per dimensione, i Paesi che maggiormente risentono della riduzione delle importazioni di gas dalla Russia.

A fronte di una richiesta di tetto al prezzo imposto a livello comunitario avanzato da diversi mesi da Mario Draghi, finora un accordo in tal senso non è stato raggiunto. Temo non per una genuina intenzione di non distorcere il mercato, quanto per il fatto che altri Paesi hanno meno problemi.

La Germania ha poi stanziato fino a 200 miliardi, ossia oltre 5 punti di Pil, per socializzare i costi dei provvedimenti presi a favore di famiglie e imprese per ridurre l'impatto dei prezzi di mercato sulle bollette energetiche.

A fronte di ciò, Draghi ha affermato:

"Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi, non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali. Nei prossimi Consigli Europei dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali - proprio come lo siamo stati nel sostenere l'Ucraina. La crisi energetica richiede da parte dell'Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l'Europa di fronte all'emergenza."

In Italia la posizione di Draghi è ampiamente condivisa sia da chi ha vinto le elezioni, sia da chi le ha perse.

Resto convinto che gli appelli alla solidarietà siano destinati a non essere ascoltati. A parte questo, segnalare le "pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno" quando da mesi si propone di imporre un price cap è grottesco.

Anche quella sarebbe una distorsione in un mercato già comunque sottoposto a distorsioni. Per di più destinata a non funzionare, perché con ogni probabilità diminuirebbe ulteriormente l'offerta.

Quanto allo spazio di bilancio, non è certo colpa di Draghi se in Italia non ce n'è. Ma neppure dei tedeschi. Né ci si può aspettare che i governanti di altri Paesi mettano a disposizione le tasche dei loro pagatori di tasse per calmierare la bolletta energetica a sud delle Alpi. Lo hanno fatto con la pandemia, ma dipendere dal gas russo e avere una diffusa opposizione a sfruttare le fonti fossili domestiche quanto ostacolare lo sviluppo delle rinnovabili non sono manifestazioni della cattiva sorte. Ahimè.



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