Scorie - Di penultimatum in penultimatum, il conto di Alitalia continua ad aumentare
Qualche giorno fa, riferendosi ad Alitalia, la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, ha affermato:
"Credo che tutti noi ministri dobbiamo impegnarci e armarci di determinazione per far sì che il 21 novembre sia la scadenza definitiva."
Affermazioni simili sono state fatte da colleghi e predecessori della De Micheli. A suon di penultimatum, di mese in mese si calcia avanti il barattolo di qualche settimana.
Il problema è che la compagnia brucia cassa per circa 900mila euro al giorno. Questo ha indotto il governo a concedere l'ennesimo prestito ponte: altri 400 milioni (dopo i 900 milioni erogati dal governo Gentiloni nel 2017) destinati in realtà a essere bruciati come i precedenti.
Secondo Gianni Dragoni del Sole 24 Ore, questo "porterà a 9 miliardi e 200 milioni il totale aggiornato di quanto Alitalia è costata allo Stato e alla collettività in 45 anni, a valori monetari correnti, un calcolo già fatto dal Sole 24 Ore in base a uno studio di Mediobanca del 2015, aggiornato con i costi successivi."
Il grosso dei costi riguarda la cassa integrazione straordinaria e gli scivoli lunghi fino a 7 anni concessi finora ai 7000 esuberi. Dragoni calcola che se nel 2008 si fosse chiusa Alitalia, con gli stessi soldi spesi sin qui si sarebbe potuto dare ai 17mila dipendenti di allora 310mila euro lordi di liquidazione, evitando poi di dover continuare a mantenerli a tempo indeterminato.
Non sarebbe stato giusto in ogni caso, ma almeno si sarebbe fermata quell'autentica idrovora di soldi dei pagatori di tasse.
Invece oggi siamo ancora qui ad ascoltare le penose dichiarazioni di ministri che ogni mese calciano avanti il barattolo di qualche settimana, affermando senza pudore che sarà l'ultima volta.
Il tutto sempre a spese sempre dei pagatori di tassi di cui sopra.
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