Scorie - Il mea culpa del compagno Bartolo

Apprendo dall'ANSA che Pietro Bartolo, medico lampedusano che si è guadagnato sul campo l'elezione nelle fila del PD all'europarlamento, si è cosparso il capo di cenere per aver commesso un sacrilegio: votare positivamente a una risoluzione del parlamento europeo nella quale pare che comunismo e nazismo siano equiparati.

Ecco il mea culpa di Bartolo:

"Ho deciso di cambiare il mio voto da positivo a contrario alla risoluzione sulla memoria europea. Inutile girarci attorno: ho sbagliato, non avrei dovuto votare favorevolmente. Mi scuso con i miei elettori e ringrazio i tanti che mi hanno scritto in questi giorni. Il confronto serve anche a questo: a riconoscere quando si è commesso un errore e fare un passo indietro."

Suppongo che i colleghi di partito, prima ancora che gli elettori, abbiano fatto notare a Bartolo che aveva sbagliato. In fin dei conti è pur sempre stato eletto in un partito che deriva in (larga) parte dal PCI, e una buona fetta di chi ancora vota PD e ha un passato comunista non credo che sia disposto ad ammettere che il comunismo sia stato una sciagura tanto quanto il nazismo.

A dire il vero, se ci si soffermasse solo sulla contabilità dei morti causati dai regimi comunisti, questi sono di gran lunga superiori alle vittime del nazismo e del fascismo. Se questo fosse il termine di paragone, sarebbe in effetti sbagliato equiparare quei due totalitarismi, e di certo non troverebbe alcuna giustificazione qualsivoglia forma di indulgenza verso il comunismo.

E' indubbiamente vero che in Italia c'è stato per due decenni un regime fascista i cui effetti violenti e liberticidi sono stati subiti concretamente dagli italiani dell'epoca, mentre (fortunatamente) non ce n'è mai stato uno comunista. Ma ho sempre trovato bizzarre le affermazioni dei comunisti nostrani tese a sostenere che il comunismo italiano sarebbe stato diverso (migliore) da quello sovietico, cinese, cubano o cambogiano, tanto per fare qualche esempio.

Per il resto, Bartolo potrebbe avere un "confronto", oltre che con i suoi elettori e compagni (pare che ogni tanto ancora si chiamino così tra di loro i piddini), con i colleghi parlamentari europei provenienti dai Paesi che fino a una trentina di anni fa il comunismo ce l'avevano in casa. 

Non mi stupirei se costoro fossero meno indulgenti verso baffone e i suoi emuli.

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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