Scorie - Cosa direbbe Rothbard del reddito di cittadinanza
Nel 1999 lessi per la prima volta "Per una nuova libertà" di Murray Rothbard. Una lettura che ancora oggi ritengo fondamentale, non solo per il libro in sé, quanto per la scoperta del suo autore, vero e proprio punto di riferimento per qualunque libertario.
Vent'anni dopo lo sto rileggendo, trovandolo sempre attuale nonostante sia stato scritto negli anni Settanta.
Per esempio, con l'inizio di settembre, oltre 704mila beneficiari del reddito di cittadinanza firmatari del "Patto per il lavoro" cominceranno a essere convocati dai Centri per l'impiego per trovare un lavoro e per i "navigator" partirà, secondo Anpal Servizi, il training on the job "proprio per fornire assistenza tecnica ai Centri per l'impiego nell'ambito del Patto per il lavoro".
Ecco come commenta Rothbard un provvedimento abbastanza simile al reddito di cittadinanza introdotto ai tempi di Nixon.
"Una struttura per la sicurezza sociale in continua espansione fu semplicemente sovrapposta ai programmi già esistenti. Nella pratica, alla fine, la promessa fatta dal presidente Nixon ai conservatori che i beneficiari dei nuovi sussidi giudicati fisicamente abili sarebbero stati costretti a lavorare si rivelò un autentico inganno. Avrebbero dovuto, per prima cosa, trovare un lavoro "adatto", e gli uffici di collocamento che assistono i disoccupati sanno, per esperienza, che una tale occupazione "adatta" non viene quasi mai trovata. I diversi programmi per un reddito annuo garantito non sono affatto una vera alternativa ai mali universalmente riconosciuti del sistema di assistenza sociale; ci farebbero solamente affondare ancor di più nel mare di questi mali: l'unica soluzione possibile è quella libertaria: l'abolizione del sussidio assistenziale a favore della libertà e dell'azione volontaria di tutti gli individui, siano essi ricchi o poveri."
Se non ci fosse il riferimento a Nixon sembrerebbe scritto per il reddito di cittadinanza…
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