Scorie - Quale carenza di regole?
"La crisi ha dimostrato quanto sia stato errato e dannoso, negli anni passati, il principio di lasciar fare al mercato con la convinzione che sarebbe avvenuta una migliore regolamentazione del sistema finanziario dall'interno. Al contrario, nei fatti, per uscire dalla crisi, è stato necessario ampliare il ruolo delle principali istituzioni monetarie internazionali e delle banche centrali nella predisposizione e redazione di regole nuove e trasparenti, a cominciare dalla nuova normativa di Basilea 3."
(I. Visco)
Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia e, di conseguenza, membro del Consiglio direttivo della Bce, recita il copione classico dei banchieri centrali quando si tratta di analizzare la crisi iniziata nel 2007 e dalla quale non si può dire di essere usciti, a otto anni di distanza.
Un copione che consiste nell'affermare che la crisi è addebitabile a una carenza di regole, a un mercato lasciato a se stesso che ha dimostrato di non funzionare adeguatamente. Di qui l'aumento dei poteri alle banche centrali e la proliferazione normativa che ne è seguita. Con riferimento all'area euro, poi, il copione prevede l'auspicio del proseguimento dell'integrazione in ambito politico. Cosa che, seppur da me non riportata, Visco ha diligentemente auspicato.
Di solito nessuno contesta questa versione dei fatti, a maggior ragione in Italia, dove il governatore della Banca d'Italia, al pari del presidente della Repubblica, è da elogiare qualsiasi cosa dica o faccia.
Il problema è che tale versione dei fatti non è conforme alla realtà, soprattutto quando si parla di banche. La carenza di regolamentazione è una invenzione che fa comodo a chi deve difendere se stesso dalle critiche sul proprio operato prima e dopo quegli anni, e trova comprensibilmente sponde nel mondo politico.
Resta il fatto che l'eccesso di debito e la bolla immobiliare che dagli Stati Uniti, via cartolarizzazioni, ha infettato il globo (non che nella vecchia Europa non si fosse fatto nulla per alimentare bolle "autoctone"), deriva dalla volontà politica di rendere proprietario di case anche chi non aveva i mezzi per esserlo, oltre alla politica monetaria espansiva diretta a sostenere artificialmente il Pil.
Si può dire che ci fossero regole sbagliate, ma non che mancassero regole, soprattutto nel settore bancario. Visco fa riferimento a Basilea 3, ma proprio il fatto che si sia giunti alla terza versione significa che prima ce ne erano state altre due, a partire dagli anni Ottanta.
Restando all'Europa, tutte le direttive che riguardano banche e servizi di investimento sono erroneamente considerate norme che rafforzano il mercato, ma in realtà mettono tanti e tali paletti alla libera formazione dell'offerta che il mercato ne risulta fortemente condizionato e distorto.
Il paradosso è che i principali responsabili della crisi, invece di vedere ridimensionati (magari azzerati) i loro poteri, se li sono visti incrementare. E se ne vano in giro fornendo versioni dei fatti ampiamente distorte. Oltre al danno la beffa.
(I. Visco)
Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia e, di conseguenza, membro del Consiglio direttivo della Bce, recita il copione classico dei banchieri centrali quando si tratta di analizzare la crisi iniziata nel 2007 e dalla quale non si può dire di essere usciti, a otto anni di distanza.
Un copione che consiste nell'affermare che la crisi è addebitabile a una carenza di regole, a un mercato lasciato a se stesso che ha dimostrato di non funzionare adeguatamente. Di qui l'aumento dei poteri alle banche centrali e la proliferazione normativa che ne è seguita. Con riferimento all'area euro, poi, il copione prevede l'auspicio del proseguimento dell'integrazione in ambito politico. Cosa che, seppur da me non riportata, Visco ha diligentemente auspicato.
Di solito nessuno contesta questa versione dei fatti, a maggior ragione in Italia, dove il governatore della Banca d'Italia, al pari del presidente della Repubblica, è da elogiare qualsiasi cosa dica o faccia.
Il problema è che tale versione dei fatti non è conforme alla realtà, soprattutto quando si parla di banche. La carenza di regolamentazione è una invenzione che fa comodo a chi deve difendere se stesso dalle critiche sul proprio operato prima e dopo quegli anni, e trova comprensibilmente sponde nel mondo politico.
Resta il fatto che l'eccesso di debito e la bolla immobiliare che dagli Stati Uniti, via cartolarizzazioni, ha infettato il globo (non che nella vecchia Europa non si fosse fatto nulla per alimentare bolle "autoctone"), deriva dalla volontà politica di rendere proprietario di case anche chi non aveva i mezzi per esserlo, oltre alla politica monetaria espansiva diretta a sostenere artificialmente il Pil.
Si può dire che ci fossero regole sbagliate, ma non che mancassero regole, soprattutto nel settore bancario. Visco fa riferimento a Basilea 3, ma proprio il fatto che si sia giunti alla terza versione significa che prima ce ne erano state altre due, a partire dagli anni Ottanta.
Restando all'Europa, tutte le direttive che riguardano banche e servizi di investimento sono erroneamente considerate norme che rafforzano il mercato, ma in realtà mettono tanti e tali paletti alla libera formazione dell'offerta che il mercato ne risulta fortemente condizionato e distorto.
Il paradosso è che i principali responsabili della crisi, invece di vedere ridimensionati (magari azzerati) i loro poteri, se li sono visti incrementare. E se ne vano in giro fornendo versioni dei fatti ampiamente distorte. Oltre al danno la beffa.
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