Scorie - Altre tasse sulla benzina? No grazie
"Prezzi bassi sono positivi per gli importatori di greggio nel breve periodo. Nel contesto del riscaldamento globale, però, non aiutano. Questo sarebbe il momento giusto per compensare in parte la diminuzione dei prezzi del carburante con una tassa più alta sulla benzina. Ma non vedo nessun segnale in questa direzione."
(O. Blanchard)
Olivier Blanchard, fino a pochi mesi fa capo economista del Fondo Monetario Internazionale e autore di un manuale di macroeconomia adottato in diverse facoltà di economia, pare non essere del tutto soddisfatto degli effetti della diminuzione del prezzo del petrolio e dei prodotti derivanti dalla sua raffinazione, carburanti in primis.
Essendo politically correct preoccuparsi (o fingere di farlo) per il riscaldamento globale, Blanchard suggerisce di compensare la riduzione del prezzo della benzina con un aumento della sua tassazione. Posto che ogni tassazione rappresenta una violazione della proprietà del soggetto tassato, pretendere di distorcere i prezzi mediante la tassazione allo scopo di disincentivare la domanda di un bene o di incentivare la domanda di un altro bene pone un problema irrisolvibile se non da un soggetto onnisciente: qual è il livello giusto di un prezzo?
In assenza di interventi distorsivi (tipicamente da parte dello Stato), il prezzo che si forma dalla interazione volontaria tra chi domanda un bene e chi lo offre è da considerarsi giusto per il fatto evidente che chiunque effettua uno scambio a un determinato prezzo ritiene che ciò che dà nello scambio abbia un valore superiore a ciò che riceve.
Se qualcuno ritiene che un prezzo non sia giusto, può semplicemente astenersi dal comprare o vendere quel determinato bene. Avere la pretesa di stabilire che il prezzo giusto sia diverso da quello di mercato (magari inventandosi concetti non economici, bensì politici, come quello di "fallimento del mercato") significa pretendere di sapere meglio di chi compra e vende volontariamente un bene cosa sia meglio per tutti.
Si tratta di un atteggiamento tipico di molti economisti, a maggior ragione se in servizio presso istituzioni politiche o fintamente tecniche come il FMI. Il guaio è che chi prende decisioni politiche tende quasi sempre a dar loro ascolto.
Io mi auguro che il segnale che vorrebbe vedere Blanchard non arrivi. Ma temo che, se il prezzo del petrolio dovesse rimanere basso, qualche governante finirebbe per ascoltarlo. Come se la benzina non fosse già tassata a sufficienza. E come se non ci fosse nulla di più permanente di una tassazione temporanea.
(O. Blanchard)
Olivier Blanchard, fino a pochi mesi fa capo economista del Fondo Monetario Internazionale e autore di un manuale di macroeconomia adottato in diverse facoltà di economia, pare non essere del tutto soddisfatto degli effetti della diminuzione del prezzo del petrolio e dei prodotti derivanti dalla sua raffinazione, carburanti in primis.
Essendo politically correct preoccuparsi (o fingere di farlo) per il riscaldamento globale, Blanchard suggerisce di compensare la riduzione del prezzo della benzina con un aumento della sua tassazione. Posto che ogni tassazione rappresenta una violazione della proprietà del soggetto tassato, pretendere di distorcere i prezzi mediante la tassazione allo scopo di disincentivare la domanda di un bene o di incentivare la domanda di un altro bene pone un problema irrisolvibile se non da un soggetto onnisciente: qual è il livello giusto di un prezzo?
In assenza di interventi distorsivi (tipicamente da parte dello Stato), il prezzo che si forma dalla interazione volontaria tra chi domanda un bene e chi lo offre è da considerarsi giusto per il fatto evidente che chiunque effettua uno scambio a un determinato prezzo ritiene che ciò che dà nello scambio abbia un valore superiore a ciò che riceve.
Se qualcuno ritiene che un prezzo non sia giusto, può semplicemente astenersi dal comprare o vendere quel determinato bene. Avere la pretesa di stabilire che il prezzo giusto sia diverso da quello di mercato (magari inventandosi concetti non economici, bensì politici, come quello di "fallimento del mercato") significa pretendere di sapere meglio di chi compra e vende volontariamente un bene cosa sia meglio per tutti.
Si tratta di un atteggiamento tipico di molti economisti, a maggior ragione se in servizio presso istituzioni politiche o fintamente tecniche come il FMI. Il guaio è che chi prende decisioni politiche tende quasi sempre a dar loro ascolto.
Io mi auguro che il segnale che vorrebbe vedere Blanchard non arrivi. Ma temo che, se il prezzo del petrolio dovesse rimanere basso, qualche governante finirebbe per ascoltarlo. Come se la benzina non fosse già tassata a sufficienza. E come se non ci fosse nulla di più permanente di una tassazione temporanea.
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