Scorie - Sul debito pubblico figli e nipoti non dormano sonni tranquilli
"Vogliamo abbassare il debito, pensiamo sia giusto verso i nostri figli e nipoti, il debito ci preoccupa. Tuttavia lo facciamo con una manovra espansiva e non di rigore."
(M. Renzi)
Nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza che prelude alla stesura della Legge di stabilità per il 2016, il governo ha aumentato le stime di crescita del Pil per il 2015 e il 2016 e, al tempo stesso, ha rialzato anche gli obiettivi di rapporto tra deficit e Pil, rinviando ulteriormente il pareggio strutturale di bilancio, come scrivevo anche pochi giorni fa.
Quanto al rapporto tra debito e Pil, il governo prevede quest'anno che si attesti al 132,8 per cento (in rialzo dello 0,3 per cento rispetto alla stima del Def di aprile) e al 131,4% del 2016 (doveva essere al 130,9% secondo le stime di aprile).
In pratica, secondo il governo l'economia italiana crescerà di uno 0,2 per cento in più rispetto alle stime della scorsa primavera sia nel 2015 sia nel 2016, ma prevede che deficit e debito in rapporto al Pil, pur in lieve discesa, lo siano meno di quanto indicato precedentemente come obiettivi.
Come sempre in questi casi, poi, l'abbassamento di deficit e debito va invece accelerando negli anni successivi al primo (su 5 di previsione, in omaggio alle migliori tradizioni di pianificazione socialista). Salvo poi operare di volta in volta revisioni simili a quella appena effettuata.
Gli anni scorsi la revisione al rialzo delle stime di deficit e debito erano giustificate dal fatto che le stime di crescita del Pil finivano con il rivelarsi, a distanza di un semestre, troppo ottimistiche. Questa volta, al contrario, il governo ha aumentato le stime di crescita del Pil (e, soprattutto per il 2016, la cosa a me pare azzardata), alzando anche gli obiettivi di deficit e debito rispetto a un semestre fa.
In altre parole, la "flessibilità" non è altro che maggiore deficit, dato che le minori tasse (nel caso di Iva e accise, in realtà, è corretto parlare di mancati aumenti) saranno almeno in parte finanziate in deficit.
Considerando che le circostanze eccezionali che comprimono il costo del debito non dureranno in eterno, spostare sempre più in avanti i tagli di spesa e le dismissioni di patrimonio necessari a ridurre strutturalmente deficit e debito segnalano grande miopia, a mio parere. Nessuna (reale) riduzione di tasse potrà essere strutturale in queste condizioni, anche se la Commissione europea deciderà politicamente di concedere un supplemento della tanto richiesta "flessibilità".
Non c'è nessuna azione concreta che segnali la preoccupazione di ridurre il debito. Alla faccia di figli e nipoti.
(M. Renzi)
Nella nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza che prelude alla stesura della Legge di stabilità per il 2016, il governo ha aumentato le stime di crescita del Pil per il 2015 e il 2016 e, al tempo stesso, ha rialzato anche gli obiettivi di rapporto tra deficit e Pil, rinviando ulteriormente il pareggio strutturale di bilancio, come scrivevo anche pochi giorni fa.
Quanto al rapporto tra debito e Pil, il governo prevede quest'anno che si attesti al 132,8 per cento (in rialzo dello 0,3 per cento rispetto alla stima del Def di aprile) e al 131,4% del 2016 (doveva essere al 130,9% secondo le stime di aprile).
In pratica, secondo il governo l'economia italiana crescerà di uno 0,2 per cento in più rispetto alle stime della scorsa primavera sia nel 2015 sia nel 2016, ma prevede che deficit e debito in rapporto al Pil, pur in lieve discesa, lo siano meno di quanto indicato precedentemente come obiettivi.
Come sempre in questi casi, poi, l'abbassamento di deficit e debito va invece accelerando negli anni successivi al primo (su 5 di previsione, in omaggio alle migliori tradizioni di pianificazione socialista). Salvo poi operare di volta in volta revisioni simili a quella appena effettuata.
Gli anni scorsi la revisione al rialzo delle stime di deficit e debito erano giustificate dal fatto che le stime di crescita del Pil finivano con il rivelarsi, a distanza di un semestre, troppo ottimistiche. Questa volta, al contrario, il governo ha aumentato le stime di crescita del Pil (e, soprattutto per il 2016, la cosa a me pare azzardata), alzando anche gli obiettivi di deficit e debito rispetto a un semestre fa.
In altre parole, la "flessibilità" non è altro che maggiore deficit, dato che le minori tasse (nel caso di Iva e accise, in realtà, è corretto parlare di mancati aumenti) saranno almeno in parte finanziate in deficit.
Considerando che le circostanze eccezionali che comprimono il costo del debito non dureranno in eterno, spostare sempre più in avanti i tagli di spesa e le dismissioni di patrimonio necessari a ridurre strutturalmente deficit e debito segnalano grande miopia, a mio parere. Nessuna (reale) riduzione di tasse potrà essere strutturale in queste condizioni, anche se la Commissione europea deciderà politicamente di concedere un supplemento della tanto richiesta "flessibilità".
Non c'è nessuna azione concreta che segnali la preoccupazione di ridurre il debito. Alla faccia di figli e nipoti.
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