Scorie - Tutto sotto controllo, parola di banchiere centrale keynesiano
"La Fed ha risposto in modo appropriato alla debolezza dell'economia e alla bassa inflazione degli anni recenti assumendo una politica monetaria molto accomodante. Impegnandoci a spingere l'inflazione verso l'obiettivo del 2 per cento, stiamo rafforzando la credibilità della politica monetaria e supportando la continua stabilizzazione delle aspettative di inflazione. Per fare ciò che la politica monetaria può fare per raggiungere i nostri obiettivi di massimizzare l'occupazione e di stabilità dei prezzi, e assicurare che questi obiettivi continueranno a essere raggiunti col passare del tempo, dovremo molto probabilmente procedere in modo cauto nel normalizzare la politica monetaria."
(S. Fischer)
Stanley Fischer è vice presidente della Federal Reserve. Intervenendo al simposio annuale di Jackson Hole, Fischer, il cui discorso era il più atteso da chi segue la politica monetaria, ha concluso con le parole che ho riportato.
Tutto il discorso in realtà è un esercizio di retorica keynesiana nel quale Fischer non ha detto nulla di nuovo, salvo rivendicare quanto sono stati fin qui bravi lui e i colleghi della Fed. Se si fosse riferito alla bravura nel gonfiare bolle in modo seriale, in effetti non ci sarebbe granché da dire, ma Fischer non ha neppure preso in considerazione gli effetti della politica monetaria "accomodante" (un eufemismo bello e buono) sui prezzi, per esempio, delle attività finanziarie. Al contrario, ha disquisito di inflazione dei prezzi al consumo e di decimali di distanza dall'obiettivo – del tutto arbitrario – di una crescita del 2 per cento annuo di un indice costruito in modo altrettanto arbitrario.
Da diversi mesi la Fed sta cercando di usare una retorica che prepari gli intossicati dal denaro fiat a costo zero a un lieve rialzo del tasso sui Fed Funds, in modo tale da evitare, se possibile, che il castello di carte imploda. Ovviamente senza riconoscere che quel castello è stato edificato grazie alla politica monetaria espansiva della Fed (e delle altre principali banche centrali).
Finora ogni pretesto è stato utilizzato per rimandare questo inizio di "normalizzazione" (per usare il termine utilizzato dagli stessi banchieri centrali, anche se di normale nella fissazione di tassi di interesse da parte di una banca centrale non c'è assolutamente nulla, finché si crede che sia il mercato a dover determinare i prezzi, quello del denaro incluso), e l'ultimo pretesto in ordine di tempo è il rallentamento dell'economia cinese.
Secondo Fischer, lui e i suoi colleghi stanno "rafforzando la credibilità della politica monetaria" e la Fed dovrà "molto probabilmente procedere in modo cauto nel normalizzare la politica monetaria".
Tutto sotto controllo, siamo in buone mani. Parola di banchiere centrale keynesiano. Per chi gli vuole credere.
(S. Fischer)
Stanley Fischer è vice presidente della Federal Reserve. Intervenendo al simposio annuale di Jackson Hole, Fischer, il cui discorso era il più atteso da chi segue la politica monetaria, ha concluso con le parole che ho riportato.
Tutto il discorso in realtà è un esercizio di retorica keynesiana nel quale Fischer non ha detto nulla di nuovo, salvo rivendicare quanto sono stati fin qui bravi lui e i colleghi della Fed. Se si fosse riferito alla bravura nel gonfiare bolle in modo seriale, in effetti non ci sarebbe granché da dire, ma Fischer non ha neppure preso in considerazione gli effetti della politica monetaria "accomodante" (un eufemismo bello e buono) sui prezzi, per esempio, delle attività finanziarie. Al contrario, ha disquisito di inflazione dei prezzi al consumo e di decimali di distanza dall'obiettivo – del tutto arbitrario – di una crescita del 2 per cento annuo di un indice costruito in modo altrettanto arbitrario.
Da diversi mesi la Fed sta cercando di usare una retorica che prepari gli intossicati dal denaro fiat a costo zero a un lieve rialzo del tasso sui Fed Funds, in modo tale da evitare, se possibile, che il castello di carte imploda. Ovviamente senza riconoscere che quel castello è stato edificato grazie alla politica monetaria espansiva della Fed (e delle altre principali banche centrali).
Finora ogni pretesto è stato utilizzato per rimandare questo inizio di "normalizzazione" (per usare il termine utilizzato dagli stessi banchieri centrali, anche se di normale nella fissazione di tassi di interesse da parte di una banca centrale non c'è assolutamente nulla, finché si crede che sia il mercato a dover determinare i prezzi, quello del denaro incluso), e l'ultimo pretesto in ordine di tempo è il rallentamento dell'economia cinese.
Secondo Fischer, lui e i suoi colleghi stanno "rafforzando la credibilità della politica monetaria" e la Fed dovrà "molto probabilmente procedere in modo cauto nel normalizzare la politica monetaria".
Tutto sotto controllo, siamo in buone mani. Parola di banchiere centrale keynesiano. Per chi gli vuole credere.
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