Scorie - Più soldi (altrui) sui propri figli

"Le polemiche sono naturali ma è giusto dire che sulla scuola ci sono 100mila posti lavoro in più, è la prima volta che l'Italia mette più soldi sui propri figli."
(M. Renzi)

Non sono un esperto di scuola dell'obbligo, e a dire il vero mi disgusta l'idea che lo Stato detenga, di fatto, il monopolio dell'istruzione, imponendo in buona sostanza il contenuto dei programmi anche alle scuole private.

Non so se effettivamente il problema principale della scuola pubblica italiana sia la carenza nel numero di insegnanti. Non credo, tuttavia, che spendere soldi dei pagatori di tasse per dare uno stipendio ad altre 100mila persone corrisponda esattamente a mettere "più soldi sui propri figli".

Di sicuro corrisponde a mettere più soldi nelle tasche di quelle 100mila persone, le quali, quando hanno scelto un percorso di studi che avesse come sbocco professionale l'insegnamento, avevano già tutti gli elementi per sapere che sarebbero finiti a ingrossare le fila dei precari, non fosse altro per il fatto che il settore dell'istruzione è caratterizzato da decenni da un eccesso di offerta. E le dinamiche demografiche dell'Italia non fanno certo prospettare una riduzione, in futuro, di questo eccesso di offerta.

Ovviamente comprendo il calcolo elettoralistico di Renzi, che peraltro sta facendo i conti con proteste da parte di sindacati che, evidentemente, avrebbero preferito che le assunzioni fossero ancora di più di quelle 100mila e che ogni precario stabilizzato ottenesse una cattedra a 500 metri da casa sua.

Trovo però eccessivo sostenere che quei soldi siamo messi sui figli. Non è detto che a più insegnanti assunti a tempo indeterminato corrisponda un miglioramento effettivo della cosiddetta offerta formativa. Ma ammetto che il mio punto di vista dipende dal fatto che quelli che vengono solitamente definiti efficaci modi di comunicare (nel caso specifico, da parte di Renzi) a me sembrano null'altro che manifestazioni di ipocrisia. Credo che ogni mossa tesa ad aumentare il consenso elettorale sia nient'altro che l'investimento dei soldi altrui sul futuro, al più, dei propri figli, non di quelli dell'Italia intera.


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