Scorie - The (bad) conscience of a liberal (39)
"Avrei dovuto aspettarmelo: il settore bancario ha risposto alla decisione del Consiglio dei governatori della Federal Reserve di non alzare i tassi con un urlo di rabbia primordiale. E questo, secondo me, ci dice quello che c'è da sapere sulla visione del mondo dei falchi in servizio permanente effettivo."
(P. Krugman)
Paul Krugman pare abbia scoperto l'acqua calda: la politica monetaria avvantaggia le banche. E' davvero un genio, meriterebbe un secondo premio Nobel.
Pensate un po', si è accorto che il margine di interesse soffre quando i tassi arrivano a zero.
"C'è un minimo oltre il quale le banche non possono scendere, per i tassi di interesse che offrono, e se i tassi ufficiali sono bassi il loro margine di profitto si restringe. Per questo i banchieri continuano a pretendere tassi più alti e a inventarsi storie per giustificare una mossa del genere anche in un contesto di inflazione bassa."
Ovviamente se si guadagna meno con il margine di interesse, il denaro facile può comunque essere utilizzato per fare utili in altro modo. Krugman ricorre al suo amico DeLong, perché evidentemente da solo non riusciva ad arrivarci.
"Qualcuno potrebbe obbiettare, come fa l'economista Brad DeLong, che il «denaro facile» nel lungo periodo porta vantaggi alle banche commerciali, che in definitiva il tasso di interesse nominale dipende dal tasso di inflazione e rinchiuderci in una situazione di inflazione bassa o deflazione sarebbe molto negativo per le banche. Ma nessuno ha mai accusato i banchieri di avere le idee particolarmente chiare in materia di macroeconomia; e in ogni caso ai dirigenti delle banche non è il lungo periodo che importa, ma i prossimi anni, perché è nei prossimi anni che si deciderà se avranno o meno le loro corpose gratifiche (tanto nel lungo periodo saranno tutti golfisti full-time)."
Fantastico: il keynesiano Krugman, che ancora oggi si ispira a colui che sentenziò che "nel lungo periodo saremo tutti morti", si scandalizza del fatto che i banchieri pensino ai risultati di breve periodo, invece che a quelli di lungo periodo. Ora, se c'è una categoria quasi unanimemente keynesiana (a volte senza neppure sapere di esserlo) sono i banchieri e ancor più di loro lo sono gli economisti che popolano gli uffici studi delle banche. Qualcuno, è vero, non è keynesiano, ma in materia monetaria è tutt'al più friedmaniano, il che non migliora le cose.
Krugman si rammarica, poi, del fatto che i banchieri siano in grado di influenzare i banchieri centrali.
"Di sicuro questi banchieri sono in grado di autoconvincersi che quello che è buono per loro è buono per l'America e per il mondo intero: e la cosa più allarmante è che forse sono in grado di convincere perfino pubblici funzionari che come stanno davvero le cose dovrebbero saperlo. Forse è questo che spiega la sconcertante divergenza di opinioni tra i funzionari della Fed e persone che della Fed non fanno parte, come l'ex segretario al Tesoro Larry Summers (e il vostro illustrissimo), che la vedono più o meno allo stesso modo su come funziona il mondo, ma sono inorriditi da questa smania di alzare i tassi in un momento in cui l'inflazione rimane al di sotto dell'obiettivo. Non so voi, ma io mi sento come se avessi avuto una rivelazione. E comunque alzare i tassi resta una pessima idea."
Ebbene sì: Krugman ha avuto una rivelazione. Ma se si fosse documentato sulla genesi della Federal Reserve non sarebbe arrivato con tanto stupore a questa "rivelazione" nel 2015. Per il resto, se avesse un minimo di obiettività accetterebbe anche il fatto che se ci si limita a valutare gli effetti della politica monetaria sui prezzi al consumo si gonfiano bolle in serie.
Ma mi rendo conto che sarebbe chiedergli troppo. Una rivelazione alla volta è più che sufficiente.
(P. Krugman)
Paul Krugman pare abbia scoperto l'acqua calda: la politica monetaria avvantaggia le banche. E' davvero un genio, meriterebbe un secondo premio Nobel.
Pensate un po', si è accorto che il margine di interesse soffre quando i tassi arrivano a zero.
"C'è un minimo oltre il quale le banche non possono scendere, per i tassi di interesse che offrono, e se i tassi ufficiali sono bassi il loro margine di profitto si restringe. Per questo i banchieri continuano a pretendere tassi più alti e a inventarsi storie per giustificare una mossa del genere anche in un contesto di inflazione bassa."
Ovviamente se si guadagna meno con il margine di interesse, il denaro facile può comunque essere utilizzato per fare utili in altro modo. Krugman ricorre al suo amico DeLong, perché evidentemente da solo non riusciva ad arrivarci.
"Qualcuno potrebbe obbiettare, come fa l'economista Brad DeLong, che il «denaro facile» nel lungo periodo porta vantaggi alle banche commerciali, che in definitiva il tasso di interesse nominale dipende dal tasso di inflazione e rinchiuderci in una situazione di inflazione bassa o deflazione sarebbe molto negativo per le banche. Ma nessuno ha mai accusato i banchieri di avere le idee particolarmente chiare in materia di macroeconomia; e in ogni caso ai dirigenti delle banche non è il lungo periodo che importa, ma i prossimi anni, perché è nei prossimi anni che si deciderà se avranno o meno le loro corpose gratifiche (tanto nel lungo periodo saranno tutti golfisti full-time)."
Fantastico: il keynesiano Krugman, che ancora oggi si ispira a colui che sentenziò che "nel lungo periodo saremo tutti morti", si scandalizza del fatto che i banchieri pensino ai risultati di breve periodo, invece che a quelli di lungo periodo. Ora, se c'è una categoria quasi unanimemente keynesiana (a volte senza neppure sapere di esserlo) sono i banchieri e ancor più di loro lo sono gli economisti che popolano gli uffici studi delle banche. Qualcuno, è vero, non è keynesiano, ma in materia monetaria è tutt'al più friedmaniano, il che non migliora le cose.
Krugman si rammarica, poi, del fatto che i banchieri siano in grado di influenzare i banchieri centrali.
"Di sicuro questi banchieri sono in grado di autoconvincersi che quello che è buono per loro è buono per l'America e per il mondo intero: e la cosa più allarmante è che forse sono in grado di convincere perfino pubblici funzionari che come stanno davvero le cose dovrebbero saperlo. Forse è questo che spiega la sconcertante divergenza di opinioni tra i funzionari della Fed e persone che della Fed non fanno parte, come l'ex segretario al Tesoro Larry Summers (e il vostro illustrissimo), che la vedono più o meno allo stesso modo su come funziona il mondo, ma sono inorriditi da questa smania di alzare i tassi in un momento in cui l'inflazione rimane al di sotto dell'obiettivo. Non so voi, ma io mi sento come se avessi avuto una rivelazione. E comunque alzare i tassi resta una pessima idea."
Ebbene sì: Krugman ha avuto una rivelazione. Ma se si fosse documentato sulla genesi della Federal Reserve non sarebbe arrivato con tanto stupore a questa "rivelazione" nel 2015. Per il resto, se avesse un minimo di obiettività accetterebbe anche il fatto che se ci si limita a valutare gli effetti della politica monetaria sui prezzi al consumo si gonfiano bolle in serie.
Ma mi rendo conto che sarebbe chiedergli troppo. Una rivelazione alla volta è più che sufficiente.
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