Scorie - La solidarietà di chi non paga il conto
"La Merkel difende il suo Paese, il proprio elettorato, Renzi non si capisce cosa difenda. Porta avanti una linea miope, contraria agli interessi dell'Italia... Non sono andato ad Atene per costruire un'altra maggioranza di governo, ma per affermare l'idea che c'è un Pd non d'accordo su questo appiattimento totale sulla Merkel."
(A. D'Attorre)
Tra i tanti parlamentari italiani che domenica scorsa sono andati ad Atene prima a sostenere poi a festeggiare il NO al referendum indetto da Tsipras, c'era anche Alfredo D'Attorre, che è ancora nel PD, collocandosi alla sinistra di Renzi.
Penso anche io che durante la visita della settimana scorsa a Berlino Renzi sembrasse uno scolaretto di quelli che puntano a ingraziarsi la maestra con atteggiamenti vagamente servili. Ma credo che sia molto più miope (per non usare vocaboli più crudi) l'atteggiamento dei solidaristi italiani, che credono che la soluzione della crisi in Grecia consista nel tagliare una parte più o meno consistente di debito e nel fornire nuovi aiuti a oltranza.
Come ho già sostenuto in altre occasioni, la Repubblica ellenica è indubbiamente un debitore insolvente tenuto artificialmente in vita dai propri creditori (ora per lo più pubblici) da almeno 5 anni (ma la storia dell'accumulazione di debiti in Grecia è ultratrentennale). Finora si è rimandato il problema, ingigantendolo, ma è evidente che buona parte di quei crediti sono inesigibili.
Proprio per questo, però, continuare a finanziare la Grecia sarebbe autolesionista. I pagatori di tasse italiani si sono trovati, a fronte di una esposizione che nel 2009 tra banche e altri investitori privati era inferiore a 5 miliardi, a sopportare oggi oneri per circa 37 miliardi, oltre ad altri 26 miliardi tramite la BCE.
Va bene non appiattirsi sulla Merkel, ma quali sarebbero i benefici per i pagatori di tasse di questo malmesso Paese nel continuare a finanziare la Grecia, francamente mi pare inspiegabile. Se non inquadrando le prese di posizione dei vari D'Attorre nel contesto della guerriglia politica interna, ben sapendo che gli oneri della "solidarietà" ai greci saranno a carico di altri.
(A. D'Attorre)
Tra i tanti parlamentari italiani che domenica scorsa sono andati ad Atene prima a sostenere poi a festeggiare il NO al referendum indetto da Tsipras, c'era anche Alfredo D'Attorre, che è ancora nel PD, collocandosi alla sinistra di Renzi.
Penso anche io che durante la visita della settimana scorsa a Berlino Renzi sembrasse uno scolaretto di quelli che puntano a ingraziarsi la maestra con atteggiamenti vagamente servili. Ma credo che sia molto più miope (per non usare vocaboli più crudi) l'atteggiamento dei solidaristi italiani, che credono che la soluzione della crisi in Grecia consista nel tagliare una parte più o meno consistente di debito e nel fornire nuovi aiuti a oltranza.
Come ho già sostenuto in altre occasioni, la Repubblica ellenica è indubbiamente un debitore insolvente tenuto artificialmente in vita dai propri creditori (ora per lo più pubblici) da almeno 5 anni (ma la storia dell'accumulazione di debiti in Grecia è ultratrentennale). Finora si è rimandato il problema, ingigantendolo, ma è evidente che buona parte di quei crediti sono inesigibili.
Proprio per questo, però, continuare a finanziare la Grecia sarebbe autolesionista. I pagatori di tasse italiani si sono trovati, a fronte di una esposizione che nel 2009 tra banche e altri investitori privati era inferiore a 5 miliardi, a sopportare oggi oneri per circa 37 miliardi, oltre ad altri 26 miliardi tramite la BCE.
Va bene non appiattirsi sulla Merkel, ma quali sarebbero i benefici per i pagatori di tasse di questo malmesso Paese nel continuare a finanziare la Grecia, francamente mi pare inspiegabile. Se non inquadrando le prese di posizione dei vari D'Attorre nel contesto della guerriglia politica interna, ben sapendo che gli oneri della "solidarietà" ai greci saranno a carico di altri.
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