Scorie - Il fallimento non è semi, ma completo

"La propaganda tedesca è riuscita a imporre l'immagine di una Grecia in disfacimento, un Paese talmente mal governato che merita solo di essere messo sotto tutela, anzi non riesce neanche a cavarsela nonostante sia stato generosamente aiutato. È tutto il contrario: la Grecia è in queste condizioni a causa, non nonostante l'intervento europeo. E poi non è vero che è semi-fallita: dalla metà degli anni '90 all'inizio della crisi la Grecia è cresciuta più della media dell'Ue, il 3,9% contro il 2,4% annuo."
(J. Stiglitz)

Joseph Stiglitz, uno degli economisti (assieme a Paul Krugman) preferiti da gran parte dei partito politici italiani (non solo a sinistra), è tra coloro che ritengono che la Grecia sia in crisi a causa dell'intervento della toika.

In effetti quando per circa trent'anni un sistema economico vive di statalismo, non si può pretendere che possa passare indenne a un contesto vagamente meno statalista. Che una riduzione della spesa pubblica abbia nel breve periodo un impatto negativo sul Pil non deve stupire, non fosse altro per il fatto che ogni euro di spesa pubblica è considerato un euro di Pil.

Personalmente credo che quando si arriva a una situazione di forte indebitamento, il risanamento debba avvenire agendo prevalentemente sulla spesa pubblica (tagliandola) e sulla riduzione della presenza dello Stato (come attore o regolatore) nell'economia. Ma tutto questo deve essere accompagnato da una ristrutturazione del debito, altrimenti il sistema rimane ingessato e il debito insostenibile.

Certamente la strategia peggiore è quella conseguita dai creditori pubblici europei, che hanno concesso 240 miliardi alla Grecia (e fatto rinunciare "volontariamente" a 107 miliardi di crediti ai privati) a fronte di un mix di provvedimenti che, in parte perché errati all'origine e in parte perché non implementati, hanno di fatto peggiorato la situazione.

D'altra parte la ricetta keynesiana del far aumentare il Pil e diminuire il peso relativo del debito ricorrendo all'inflazione, oltre a essere (come sempre) truffaldina, in questi casi corre pure il serio rischio di essere inefficace, dato l'enorme peso del debito (cosa che vale anche per l'Italia, checché ne dica il ministro Padoan).

Venendo all'affermazione di Stiglitz sulla crescita della Grecia nel periodo tra metà anni 90 e l'inizio della crisi, come sempre, da buon keynesiano, guarda solo a un lato della medaglia. Ciò che Stiglitz non dice, infatti, è che tra il 1995 e il 2008, per ogni euro (euro equivalente, finché c'era la dracma) di Pil il debito pubblico greco è aumentato di 1,15 euro.

Quando si cresce così, prima o poi i nodi arrivano al pettine. La Grecia non è semi-fallita. E' completamente fallita. Ed è in buona compagnia.


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