Scorie - Chi crea benessere? Non chi governa

"Abbiamo bisogno di recuperare il coraggio che ebbero i padri fondatori del progetto europeo. Non possiamo fermarci a metà del guado, dobbiamo lavorare a una maggiore integrazione perché solo così saremo in grado di creare maggiore benessere e migliore qualità della vita per i cittadini europei."
(S. Gozi, P. C. Padoan)

Al termine di quello che gli stessi autori di questa dichiarazione hanno definito un "brainstorming" sulle prospettive dell'integrazione europea, Sandro Gozi, sottosegretario agli Affari e alle Politiche europee, e Pier Carlo Padoan, ministro dell'Economia e delle Finanze, hanno sentito l'esigenza di usare badilate di retorica europeista.

L'assunto, ormai divenuto un classico, è sempre lo stesso: l'area euro non può essere solo un'unione monetaria, serve l'integrazione politica. Un punto di vista piuttosto diffuso, almeno a parole, tra i governanti dell'eurozona. Le prospettive di ciascuno di essi, peraltro, sono abbastanza diverse.

I governanti dei Paesi periferici invocano più solidarietà, e loro colleghi dei Paesi centrali, tedeschi in primis, temono in questa richiesta di dover far pagare ai propri cittadini i debiti altrui. A loro volta, i governanti dei Paesi centrali sarebbero d'accordo nell'unire anche la politica fiscale, ma i loro colleghi dei Paesi periferici temono che ciò comporti una subordinazione alla Germania.

A mio parere c'è del vero in entrambe le posizioni, ma non intendo entrare nel merito delle stesse. Vorrei, invece, evidenziare il vuoto totale dietro la retorica degli europeisti "de noantri". La "maggiore integrazione" a cui fanno riferimento non ha nulla a che vedere con l'eventuale "maggiore benessere e migliore qualità della vita per i cittadini europei". Chi governa, lo faccia a livello locale o a livello europeo, non "crea" benessere. Il benessere dipende dalle azioni degli individui e ognuno è giudice unico del proprio benessere.

A mio parere, poi, l'integrazione intesa come tendenza a uniformare tutto e tutti a prescindere dal parere degli individui non può, per definizione, favorire un maggior benessere, se non per coloro che vivono nei sempre più vasti apparati politico-burocratici comunitari.

La forma originaria di Unione europea, a prescindere da ciò che pensassero i cosiddetti padri fondatori, consisteva, pur con tutte le sue imperfezioni, in una rimozione di barriere alla circolazione di persone e beni tra i Paesi aderenti.

Se lasciati liberi di interagire volontariamente, gli individui possono certamente raggiungere un benessere maggiore rispetto a una situazione nella quale sono soggetti a barriere e restrizioni più o meno vincolanti. Cosa ben diversa è cercare di uniformarne le abitudini, quasi a forzarne l'integrazione, con l'approccio top-down tipico dei pianificatori.

Questa, purtroppo, è divenuta da tempo l'idea di integrazione degli europeisti "senza se e senza ma", ed è, a mio parere, il motivo principale per cui la maggiore integrazione è destinata a peggiorare (ulteriormente) il benessere dei cittadini europei.


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