Scorie - La presidenta canta
"Per essere solido un sistema democratico deve dare risposte alle sofferenze; significa dare lavoro ai giovani, sostenere piccoli imprenditori e artigiani piegati dalla crisi. Vuol dire applicare l'art.3 della costituzione."
(L. Boldrini)
Laura Boldrini non dice mai cose particolarmente interessanti. Però se si cerca un carico esorbitante di retorica politically correct si può essere certi che leggendo o ascoltando una sua dichiarazione non si resterà delusi (se così si vuol dire).
Quale migliore occasione, poi, del settantesimo anniversario della Liberazione, con i festeggiamenti che alla Camera sono iniziati con una settimana di anticipo, per la gioia di Boldrini, con tanto di "Bella ciao" intonata (o stonata) sul finale dai deputati sinistrorsi, come se fossero a una qualsiasi festa dell'Unità o in una sezione del loro partito.
E' quasi inevitabile che in una circostanza del genere la presidenta vada oltre le consuete frasi fatte sulla resistenza per ricordarci quali sono i doveri di un sistema democratico. Che sarebbero, nell'ordine: dare risposte alle sofferenze, dare lavoro ai giovani, sostenere piccoli imprenditori e artigiani piegati dalla crisi. In poche parole, applicare l'articolo 3 della costituzione.
Credo che neppure il più comunista dei cosiddetti padri costituenti sarebbe arrivato ad attribuire all'articolo 3 una accezione così grossolanamente egualitaria; ma tant'è.
Il fatto è che riempirsi la bocca di fare del bene al prossimo senza farlo in prima persona, ma pretendendo di imporre ad altri di farlo, a prescindere dal loro punto di vista, finisce per causare sofferenze per alleviare altre sofferenze. Che è poi quanto accade solitamente nei paradisi socialisti.
Il fatto è anche che il lavoro ai giovani non lo si può dare per decreto; per meglio dire, per decreto si può dare uno stipendio a giovani o meno giovani, ma sempre privando altri di risorse di cui sono legittimi proprietari. Un esercizio che, se effettuato su larga scala, oltre a essere ingiusto è pure insostenibile.
Il fatto è, infine, che i piccoli imprenditori e gli artigiani sono stati piegati dalla crisi anche perché zavorrati da uno Stato che non dovrebbe sostenerli, bensì evitare di considerarli tutti potenziali criminali fino a prova contraria, mettendo sulla loro strada ostacoli a ripetizione e pretendendo i due terzi (o più) del frutto del loro lavoro.
A pensarci bene, sarebbe stato meglio se si fosse limitata a cantare "Bella ciao".
(L. Boldrini)
Laura Boldrini non dice mai cose particolarmente interessanti. Però se si cerca un carico esorbitante di retorica politically correct si può essere certi che leggendo o ascoltando una sua dichiarazione non si resterà delusi (se così si vuol dire).
Quale migliore occasione, poi, del settantesimo anniversario della Liberazione, con i festeggiamenti che alla Camera sono iniziati con una settimana di anticipo, per la gioia di Boldrini, con tanto di "Bella ciao" intonata (o stonata) sul finale dai deputati sinistrorsi, come se fossero a una qualsiasi festa dell'Unità o in una sezione del loro partito.
E' quasi inevitabile che in una circostanza del genere la presidenta vada oltre le consuete frasi fatte sulla resistenza per ricordarci quali sono i doveri di un sistema democratico. Che sarebbero, nell'ordine: dare risposte alle sofferenze, dare lavoro ai giovani, sostenere piccoli imprenditori e artigiani piegati dalla crisi. In poche parole, applicare l'articolo 3 della costituzione.
Credo che neppure il più comunista dei cosiddetti padri costituenti sarebbe arrivato ad attribuire all'articolo 3 una accezione così grossolanamente egualitaria; ma tant'è.
Il fatto è che riempirsi la bocca di fare del bene al prossimo senza farlo in prima persona, ma pretendendo di imporre ad altri di farlo, a prescindere dal loro punto di vista, finisce per causare sofferenze per alleviare altre sofferenze. Che è poi quanto accade solitamente nei paradisi socialisti.
Il fatto è anche che il lavoro ai giovani non lo si può dare per decreto; per meglio dire, per decreto si può dare uno stipendio a giovani o meno giovani, ma sempre privando altri di risorse di cui sono legittimi proprietari. Un esercizio che, se effettuato su larga scala, oltre a essere ingiusto è pure insostenibile.
Il fatto è, infine, che i piccoli imprenditori e gli artigiani sono stati piegati dalla crisi anche perché zavorrati da uno Stato che non dovrebbe sostenerli, bensì evitare di considerarli tutti potenziali criminali fino a prova contraria, mettendo sulla loro strada ostacoli a ripetizione e pretendendo i due terzi (o più) del frutto del loro lavoro.
A pensarci bene, sarebbe stato meglio se si fosse limitata a cantare "Bella ciao".
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