Scorie - Stupidità
"Se c'è una cosa di cui il mondo ha più bisogno adesso è un aumento della domanda e nonostante il generoso sostegno delle autorità monetarie, lo stimolo non verrà dal settore privato, bensì dalle misure fiscali. Abbiamo un'ampia scelta di investimenti pubblici che produrrebbero rendimenti elevati, ben più elevati del costo reale del capitale, e questo consoliderebbe i bilanci dei Paesi che li hanno intrapresi. Il grande problema del mondo nel 2015 non è economico, noi sappiamo come sottrarci al malessere attuale. Il problema è la nostra stupida politica."
(J. Stiglitz)
Joseph Stiglitz, uno dei tanti keynesiani insigniti del premio Nobel per l'economia, ritiene che il mondo abbia bisogno di un aumento della domanda, e che il modo migliore per ottenere un aumento della domanda sia finanziare investimenti pubblici in deficit.
Nessuna novità: si tratta di un mantra molto caro ai keynesiani, particolarmente apprezzato in Italia, soprattutto di questi tempi in cui il governo cerca di ottenere la possibilità di scomputare dal deficit pubblico i denari presi a prestito per finanziare "investimenti" che vengono spacciati per una vera e propria panacea.
In un periodo di tassi di interesse particolarmente bassi per via delle prolungate politiche monetarie espansive, i keynesiani hanno apparentemente buon gioco a sostenere che gli investimenti pubblici "produrrebbero rendimenti elevati, ben più elevati del costo reale del capitale". E in finanza quando il rendimento prospettico di un investimento è superiore al costo medio del capitale si ottiene per quell'investimento un valore attuale netto positivo, ossia si ha convenienza a porlo in essere.
Il problema è che spesso va a finire che ciò che appariva conveniente ex ante produce perdite ex post, oltre a un accumulo di debito. E ciò è maggiormente probabile quando i tassi di interesse sono fortemente distorti al ribasso e quando le decisioni di investimento non sono assunte da chi rischia in proprio, bensì da politici e burocrati che utilizzano risorse dei contribuenti (attuali o, più spesso, futuri).
E' tipico dei keynesiani supporre che chi governa, se ben consigliato (ovviamente dagli stessi keynesiani) possa investire come se avesse la bacchetta magica. Purtroppo, però, non ci sono persone onniscienti, e a ciò si aggiungono le onnipresenti corruttele che non sono dovute solo alla qualità degli individui, bensì sono, come sosteneva Mises, "effetto ineludibile dell'interventismo".
Stiglitz ritiene che "il grande problema del mondo nel 2015 non è economico, noi sappiamo come sottrarci al malessere attuale. Il problema è la nostra stupida politica". Stupida, va da sé, perché non sufficientemente keynesiana. Come no…
(J. Stiglitz)
Joseph Stiglitz, uno dei tanti keynesiani insigniti del premio Nobel per l'economia, ritiene che il mondo abbia bisogno di un aumento della domanda, e che il modo migliore per ottenere un aumento della domanda sia finanziare investimenti pubblici in deficit.
Nessuna novità: si tratta di un mantra molto caro ai keynesiani, particolarmente apprezzato in Italia, soprattutto di questi tempi in cui il governo cerca di ottenere la possibilità di scomputare dal deficit pubblico i denari presi a prestito per finanziare "investimenti" che vengono spacciati per una vera e propria panacea.
In un periodo di tassi di interesse particolarmente bassi per via delle prolungate politiche monetarie espansive, i keynesiani hanno apparentemente buon gioco a sostenere che gli investimenti pubblici "produrrebbero rendimenti elevati, ben più elevati del costo reale del capitale". E in finanza quando il rendimento prospettico di un investimento è superiore al costo medio del capitale si ottiene per quell'investimento un valore attuale netto positivo, ossia si ha convenienza a porlo in essere.
Il problema è che spesso va a finire che ciò che appariva conveniente ex ante produce perdite ex post, oltre a un accumulo di debito. E ciò è maggiormente probabile quando i tassi di interesse sono fortemente distorti al ribasso e quando le decisioni di investimento non sono assunte da chi rischia in proprio, bensì da politici e burocrati che utilizzano risorse dei contribuenti (attuali o, più spesso, futuri).
E' tipico dei keynesiani supporre che chi governa, se ben consigliato (ovviamente dagli stessi keynesiani) possa investire come se avesse la bacchetta magica. Purtroppo, però, non ci sono persone onniscienti, e a ciò si aggiungono le onnipresenti corruttele che non sono dovute solo alla qualità degli individui, bensì sono, come sosteneva Mises, "effetto ineludibile dell'interventismo".
Stiglitz ritiene che "il grande problema del mondo nel 2015 non è economico, noi sappiamo come sottrarci al malessere attuale. Il problema è la nostra stupida politica". Stupida, va da sé, perché non sufficientemente keynesiana. Come no…
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