Scorie - L'oro di Fabrizio
"E ancora oggi c'è chi, pur in un mondo in cui la moneta è rappresentata da banconote e titoli di credito, vagheggia un ritorno all'oro."
(F. Galimberti)
Non è una novità che Fabrizio Galimberti, da buon keynesiano, sia contrario al gold standard e, basandomi sulle argomentazioni che utilizza, penso sia contrario a qualsiasi tipo di moneta che non sia inflazionabile a piacere da chi ha il monopolio della sua emissione.
Galimberti si chiede perché non possa funzionare un gold standard, e fornisce due motivi.
"Già, perché un sistema monetario non potrebbe essere fondato sull'oro? Usiamo pure i pezzi di carta, dicono gli aurofili, ma le banconote dovrebbero essere garantite dall'oro. Solo così la gente avrebbe fiducia nella moneta. Ci sono due fondamentali obiezioni a questo sistema. La prima sta nel fatto che la grande maggioranza della gente ha fiducia nella moneta cartacea (che si chiama, appunto, 'fiduciaria')."
Osservando la realtà attuale è certamente vero che nella maggior parte dei sistemi monetari fiat, la gente ha fiducia nella moneta. Esistono peraltro alcune rilevanti eccezioni, in cui individui e imprese cercano di utilizzare monete (quasi sempre a loro volta fiat) diverse da quelle a corso legale nel loro Paese (alcuni esempi: lo Zimbabwe, l'Argentina, il Venezuela), dovendo spesso ricorrere a un mercato reso illegale dai governi locali.
Ma anche nel caso di monete che hanno la maggior fiducia a livello globale, come il dollaro statunitense, è bene ricordare che tale fiducia non fu del tutto spontanea. Roosevelt dovette mettere fuori legge la detenzione di oro per "abituare" gli americani a una moneta completamente fiat.
Oggi, dopo un secolo dal sostanziale abbandono del gold standard, la quasi totalità delle persone neppure ha idea di come funzioni un sistema monetario, né di come potrebbe essere un sistema alternativo a quello fiat. Eppure c'è chi non ha tutta questa fiducia nelle monete fiat e in taluni casi pensa a un ritorno a un gold standard, in altri cerca di sviluppare mezzi di scambio alternativi che non siano monopolizzati da banche centrali e inflazionabili a piacere.
L'atteggiamento sostanzialmente ostile che le autorità di governo e monetarie riservano a questi fenomeni ancora minoritari dimostra che non hanno poi così tanta sicurezza che la "fiducia" nelle monete fiat sia destinata a rimanere tale.
E veniamo alla seconda obiezione.
"La seconda obiezione è questa: se un sistema monetario deve essere fondato sull'oro si pone un problema fisico. Quella scarsità che dà all'oro il suo valore non è compatibile con una economia che cresce. Se l'economia cresce e dà luogo a un numero sempre maggiore di transazioni, deve crescere anche la quantità di moneta. Ma se la quantità di moneta deve essere ancorata all'oro, bisogna che cresca anche la quantità di oro. Ma se l'oro che è estratto dalle viscere della terra non tiene il passo con la crescita dell'economia, come facciamo? Per risolvere il problema bisogna che i prezzi diminuiscano, in modo che una data quantità di moneta, e quindi di oro, possa accomodare un maggior numero di transazioni. Ma la diminuzione dei prezzi pone grossi problemi."
Come lo stesso Galimberti riconosce, l'economia potrebbe funzionare anche senza un aumento della quantità di moneta che accompagni la crescita economica (come vorrebbero certe idee monetariste). Il problema, a suo parere (e a parere di tutti coloro che vedono prezzi non tendenzialmente sempre in crescita come uno "spettro") consiste nel fatto che in sistemi basati sul debito come quelli attuali, la sostenibilità degli stessi da parte dei debitori richiede una certa dose di inflazione. In buona sostanza, si tratta di un pregiudizio a favore di chi si indebita e contrario a chi non lo fa, magari percependo redditi nominali fissi.
A sua volta, un'economia basata sul debito è il risultato, oltre che di legislazioni fiscali favorevoli al debito rispetto al capitale azionario, di un sistema bancario a riserva frazionaria. E quest'ultimo è il motivo fondamentale per cui si verificavano crisi bancarie anche ai tempi del gold standard. Il quale era accusato di portare a crisi perché non "elastico", mentre il vero motivo della crisi era la pratica della riserva frazionaria, che peraltro è destinata a originare problemi molto più frequenti in un sistema non basato su monete fiat.
Per dare il colpo di grazia a chi la pensa diversamente, Galimberti ricorre all'abusata constatazione che i prezzi al consumo non stanno crescendo nonostante le politiche monetarie fortemente espansive degli ultimi anni.
"Ma gli aurofili sono tornati all'attacco, adesso che le Banche centrali, per sostenere l'economia, hanno responsabilmente deciso di immettere moneta nel sistema economico nella speranza di sostenere la spesa. Catastrofe! Dicono molti. L'inflazione galopperà, bisogna tornare all'oro! Ma i timori sono stati smentiti dai fatti. L'inflazione è semmai troppo bassa, non troppo alta. Se c'è più moneta in giro, questa causa inflazione solo se è spesa, non per il semplice fatto che esiste. E quando fosse spesa e minacci inflazione, le Banche centrali hanno i mezzi per prosciugare la liquidità creata in precedenza. No, l'oro non è la soluzione. Come disse il più grande economista del Novecento, John Maynard Keynes, l'oro è davvero un «barbaro relitto»."
Non mi stancherò mai di ripetere che la crescita dei prezzi al consumo è solo una delle conseguenze dell'inflazione. E un'altra conseguenza dell'inflazione è la formazione di bolle su asset reali e finanziari, cosa che è si è verificata prima della crisi attuale e che si sta verificando anche in questo periodo.
Galimberti sostiene che se i prezzi al consumo dovessero iniziare a salire, le banche centrali potrebbero sempre ritirare la liquidità creata in precedenza. In effetti è così, ma la conseguenza sarebbe quella di far esplodere le bolle alimentate da quella stessa liquidità.
Chiaramente, però, da chi considera Keynes "il più grande economista del Novecento" non si può pretendere più di tanto.
(F. Galimberti)
Non è una novità che Fabrizio Galimberti, da buon keynesiano, sia contrario al gold standard e, basandomi sulle argomentazioni che utilizza, penso sia contrario a qualsiasi tipo di moneta che non sia inflazionabile a piacere da chi ha il monopolio della sua emissione.
Galimberti si chiede perché non possa funzionare un gold standard, e fornisce due motivi.
"Già, perché un sistema monetario non potrebbe essere fondato sull'oro? Usiamo pure i pezzi di carta, dicono gli aurofili, ma le banconote dovrebbero essere garantite dall'oro. Solo così la gente avrebbe fiducia nella moneta. Ci sono due fondamentali obiezioni a questo sistema. La prima sta nel fatto che la grande maggioranza della gente ha fiducia nella moneta cartacea (che si chiama, appunto, 'fiduciaria')."
Osservando la realtà attuale è certamente vero che nella maggior parte dei sistemi monetari fiat, la gente ha fiducia nella moneta. Esistono peraltro alcune rilevanti eccezioni, in cui individui e imprese cercano di utilizzare monete (quasi sempre a loro volta fiat) diverse da quelle a corso legale nel loro Paese (alcuni esempi: lo Zimbabwe, l'Argentina, il Venezuela), dovendo spesso ricorrere a un mercato reso illegale dai governi locali.
Ma anche nel caso di monete che hanno la maggior fiducia a livello globale, come il dollaro statunitense, è bene ricordare che tale fiducia non fu del tutto spontanea. Roosevelt dovette mettere fuori legge la detenzione di oro per "abituare" gli americani a una moneta completamente fiat.
Oggi, dopo un secolo dal sostanziale abbandono del gold standard, la quasi totalità delle persone neppure ha idea di come funzioni un sistema monetario, né di come potrebbe essere un sistema alternativo a quello fiat. Eppure c'è chi non ha tutta questa fiducia nelle monete fiat e in taluni casi pensa a un ritorno a un gold standard, in altri cerca di sviluppare mezzi di scambio alternativi che non siano monopolizzati da banche centrali e inflazionabili a piacere.
L'atteggiamento sostanzialmente ostile che le autorità di governo e monetarie riservano a questi fenomeni ancora minoritari dimostra che non hanno poi così tanta sicurezza che la "fiducia" nelle monete fiat sia destinata a rimanere tale.
E veniamo alla seconda obiezione.
"La seconda obiezione è questa: se un sistema monetario deve essere fondato sull'oro si pone un problema fisico. Quella scarsità che dà all'oro il suo valore non è compatibile con una economia che cresce. Se l'economia cresce e dà luogo a un numero sempre maggiore di transazioni, deve crescere anche la quantità di moneta. Ma se la quantità di moneta deve essere ancorata all'oro, bisogna che cresca anche la quantità di oro. Ma se l'oro che è estratto dalle viscere della terra non tiene il passo con la crescita dell'economia, come facciamo? Per risolvere il problema bisogna che i prezzi diminuiscano, in modo che una data quantità di moneta, e quindi di oro, possa accomodare un maggior numero di transazioni. Ma la diminuzione dei prezzi pone grossi problemi."
Come lo stesso Galimberti riconosce, l'economia potrebbe funzionare anche senza un aumento della quantità di moneta che accompagni la crescita economica (come vorrebbero certe idee monetariste). Il problema, a suo parere (e a parere di tutti coloro che vedono prezzi non tendenzialmente sempre in crescita come uno "spettro") consiste nel fatto che in sistemi basati sul debito come quelli attuali, la sostenibilità degli stessi da parte dei debitori richiede una certa dose di inflazione. In buona sostanza, si tratta di un pregiudizio a favore di chi si indebita e contrario a chi non lo fa, magari percependo redditi nominali fissi.
A sua volta, un'economia basata sul debito è il risultato, oltre che di legislazioni fiscali favorevoli al debito rispetto al capitale azionario, di un sistema bancario a riserva frazionaria. E quest'ultimo è il motivo fondamentale per cui si verificavano crisi bancarie anche ai tempi del gold standard. Il quale era accusato di portare a crisi perché non "elastico", mentre il vero motivo della crisi era la pratica della riserva frazionaria, che peraltro è destinata a originare problemi molto più frequenti in un sistema non basato su monete fiat.
Per dare il colpo di grazia a chi la pensa diversamente, Galimberti ricorre all'abusata constatazione che i prezzi al consumo non stanno crescendo nonostante le politiche monetarie fortemente espansive degli ultimi anni.
"Ma gli aurofili sono tornati all'attacco, adesso che le Banche centrali, per sostenere l'economia, hanno responsabilmente deciso di immettere moneta nel sistema economico nella speranza di sostenere la spesa. Catastrofe! Dicono molti. L'inflazione galopperà, bisogna tornare all'oro! Ma i timori sono stati smentiti dai fatti. L'inflazione è semmai troppo bassa, non troppo alta. Se c'è più moneta in giro, questa causa inflazione solo se è spesa, non per il semplice fatto che esiste. E quando fosse spesa e minacci inflazione, le Banche centrali hanno i mezzi per prosciugare la liquidità creata in precedenza. No, l'oro non è la soluzione. Come disse il più grande economista del Novecento, John Maynard Keynes, l'oro è davvero un «barbaro relitto»."
Non mi stancherò mai di ripetere che la crescita dei prezzi al consumo è solo una delle conseguenze dell'inflazione. E un'altra conseguenza dell'inflazione è la formazione di bolle su asset reali e finanziari, cosa che è si è verificata prima della crisi attuale e che si sta verificando anche in questo periodo.
Galimberti sostiene che se i prezzi al consumo dovessero iniziare a salire, le banche centrali potrebbero sempre ritirare la liquidità creata in precedenza. In effetti è così, ma la conseguenza sarebbe quella di far esplodere le bolle alimentate da quella stessa liquidità.
Chiaramente, però, da chi considera Keynes "il più grande economista del Novecento" non si può pretendere più di tanto.
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