Scorie - Follie redistributive

"L'esecutivo deve smetterla di parlare solo di spending review. E riprendere a spendere… gli sprechi vanno ridotti, è quasi un'ovvietà. Ma visto che quello che consideriamo spreco, per esempio un ospedale in un'area poco popolosa, rappresenta reddito per dipendenti e fornitori, ai fini del pil la cosa non rimane priva di effetti… Si possono tassare di più i patrimoni e i redditi elevati, al tempo stesso riducendo gli oneri sui redditi e patrimoni più limitati."
(F. Sdogati)

Fabio Sdogati è docente di economia internazionale al Politecnico di Milano. Il suo punto di vista mi sembra un mix tra il peggiore keynesismo e un marxismo recentemente riportato in auge da Thomas Piketty.

Che l'esecutivo dovrebbe "smetterla di parlare solo di spending review" sono d'accordo. Ma non perché dovrebbe riprendere a spendere, cosa che non ha mai smesso di fare; bensì perché dovrebbe tagliarla davvero la spesa, invece di parlarne solo.

Il passaggio sugli sprechi come reddito per qualcuno è emblematico e drammatico al tempo stesso, perché sono in tanti a pensarla come Sdogati. Lo Stato spende soldi a vanvera? Per il pil va bene, perché quei soldi diventano redditi per qualcuno. Ovviamente chi crede che lo Stato debba redistribuire ricchezza non ha nulla in contrario in linea di principio.

E invece è proprio in linea di principio che la redistribuzione dovrebbe essere avversata, rappresentando di fatto una aggressione alla proprietà di chi viene tassato. Ma anche prescindendo dalla questione di principio, i danni di una redistribuzione che alimenta la spesa pubblica dovrebbero essere ormai evidenti, a maggior ragione se a dovere classificare come spreco quella spesa sono gli stessi redistributori.

Le risorse sottratte ai legittimi proprietari non solo vengono utilizzate per alimentare redditi a prescindere dalla domanda di mercato; questo è quello che si vede. Quello che non si vede sono le opportunità di utilizzo di quelle stesse risorse se fossero lasciate ai legittimi proprietari, i quali le avrebbero destinate a scambi volontari, per definizione soddisfacenti per i contraenti.

Oltre tutto, l'idea di "tassare di più i patrimoni e i redditi elevati" può essere avanzata solo da chi non ha idea di quale sia il livello di tassazione in Italia. Credere che si possa uscire dalla crisi tramite la redistribuzione ulteriore del carico fiscale, aumentando la progressività, significa ipotizzare che qualsiasi livello di tassazione, purché anche di poco inferiore al 100%, non fornisca nessun disincentivo alla produzione. Significa, cioè, ritenere che la torta sia un dato, e che il governo possa stabilire come tagliare le fette a prescindere da chi ha prodotto la torta stessa, senza che la dimensione sia destinata a subire una riduzione.

A me pare una follia, ma c'è chi viene pagato per insegnare queste cose. E questo, se possibile, mi pare ancor più folle.


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