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Visualizzazione dei post da ottobre, 2024

Scorie - Non ci saranno nuove tasse, ma aumenteranno quelle vecchie

" Come promesso non ci saranno nuove tasse ", ha detto Giorgia Meloni in merito alla prossima legge di bilancio. Se per "nuove" intende dire che non erano applicate in precedenza, ossia che saranno introdotte con questa manovra, temo che si tratti di un sofisma, a voler essere generosi. In effetti il "contributo" da 3,5 miliardi a carico di banche e assicurazioni è una riedizione di espedienti per ancicipare cassa, diluendo nel tempo la deducibilità di elementi passivi di conto economico, e anticipando il versamento dell'imposta di bollo (che peraltro è a carico degli assicurati) sulle polizze dei rami terzo e quinto. E non è nuova neppure la tassazione delle plusvalenze realizzate su criptoattività, ma il passaggio dell'aliquota dal 26 al 42%, annunciata dal viceministro Maurizo Leo, non credo renda contenti coloro che saranno chiamati a pagare il conto. Per non parlare dei tanti piccoli ritocchi che finiscono per aumentare il gettito riducendo le

Scorie - Per chi chiedono soldi

Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, sta ricevendo critiche praticamente da tutte le parti, soprattutto a sud delle Alpi. Non sempre totalmente condivisibili, a mio parere. Per esempio, quando sostiene che non è con un aumento dei dazi alle auto cinesi che si risolve il problema della minore competitività delle case automobilistiche europee.  Personalmente resto dell'idea che i produttori europei abbiano fatto male i conti quando hanno deciso di allinearsi ai diktat dei Timmermans che hanno gravemente imposto per via legislativa il suicidio del settore nel Vecchio continente. Credendo di poter contare su incentivi che non avrebbero mai potuto essere sostenibili economicamente, non hanno fatto nulla per contrastare le follie del Green Deal. Adesso si trovano, chi più chi meno, con investimenti miliardari nello sviluppo di auto elettriche per le quali sul mercato non c'è domanda sufficiente, oltre a dover fare i conti con limiti di emissioni che, a partire dal p

Scorie - Alla fine è sempre una questione di tasse altrui

Nel dibattito sulla autonomia differenziata, ho letto un articolo di Floriana Cerniglia, docente di Economia Politica all'Università Cattolica di Milano, che nutre perplessità, per usare un eufemismo. Ma qualcosa non torna nel suo argomentare. " Tutti i progetti di decentramento devono sempre misurarsi con la distribuzione territoriale delle risorse: bisogna finanziare una spesa decentrata grosso modo uniforme (perché mai i fabbisogni di spesa/diritti dovrebbero essere diversi tra le Regioni?) e assicurare ai governi locali entrate sufficienti con tributi locali e trasferimenti perequativi per i territori con minore gettito fiscale. L'attuazione di questo principio cardine del federalismo fiscale, sancito nell'articolo 119 della Costituzione, è impresa ardua. " Il fatto è che, secondo Istat, oggi la spesa pubblica pro capite non solo non è uniforme, ma è superiore nelle regioni tra le più contrarie all'autonomia. Il tutto volendo tacere sull'implicita parz

Scorie - Il (nauseabondo) marketing DEI

Uno dei paradossi del dogma (perché di quello si tratta) della Diversity Equity and Inclusion è la sostanziale intolleranza verso coloro (e non di rado sono la maggioranza) che non condividono la sue forzate sovrarappresentazioni di minoranze in contesti nei quali, nel mondo reale, la loro presenza è, appunto minoritaria. Al posto della tolleranza e dell'adesione al principio di non aggressione, si vuole imporre a tutti quanti un concetto di inclusione che finisce per generare reazioni allergiche anche in coloro che non hanno nessun pregiudizio nei confronti delle minoranze che il dogma ritnene debbano essere per forza incluse in ogni contesto. E così i fautori del dogma si stupiscono se una maggioranza di persone non gradisce che gli assistenti vocali abbiano una voce "non binaria", ossia non nitidamente da uomo o da donna. Un fenomeno che le Nazioni Unite (e questo dovrebbe far riflettere sull'utilità di questa istituzione) ritengono " una stortura ". Ma i

Scorie - Il "contributo" che non sarebbe tale

In tempi in cui il governo sta cercando fonti di entrata ipotizzando "contributi" da parte di banche, assicurzioni e aziende partecipate, i vertici dei settori che dovrebbero "contribuire" cercano di schivare il colpo. Comprensibilmente. L'importante è capire come ciò venga fatto. Prendiamo l'associazione delle assicurazioni, l'Ania, che per bocca della presidente Maria Bianca Farina propone al governo di estendere l'obbligo di assicurazione contro catastrofi naturali a tutte le imprese e alle abitazioni private, oltre a imporre assicurazioni sanitarie e adesione a forme di previdenza complementare. Il tutto rappresenterebbe " un contributo del settore assicurativo funzionale ad aumentare la protezione di cittadini nella logica di una partnership che riduca gli impegni futuri di spesa del settore pubblico ." Il ragionamento sottostante è più o meno questo: maggiori coperture assicurative ridurrebbero la spesa pubblica e aumenterebbero il ge

Scorie - Le (non) opportunità dell'elettrificazione

Il rapporto Draghi sulla competitività dell'Unione europea è stato pubblicato da un mese, e da allora è citato pressoché in ogni articolo o intervento che riguarda le vicende comunitarie. Prima era stato il turno del rapporto Letta. Non è affatto improbabile che l'unico utilizzo di questi rapporti consista nel fornire materiale per articoli e convegni, il che non è detto che sia un male, peraltro. Fatto sta che se si vuole perorare la causa di un rafforzamento delle decisioni basate a Bruxelles, citare il rapporto Draghi è un must, in questo periodo. Lo fanno Riccardo Rovelli e Andrea Tilche dell'Università di Bologna, in un articolo che riguarda la strategia che la Ue dovrebbe darsi per favorire il passaggio all'auto elettrica. Gli autori ricordano che il rapporto Draghi " sottolinea che la transizione energetica, se gestita con intelligenza e tempestività, è soprattutto un'opportunità per la crescita – tutto il contrario che perseguire la decarbonizzazione al

Scorie - Con i tetti ai prezzi non si abbassa l'inflazione

Da decenni i sinistrorsi di ogni dove vanno ripetendo che i problemi di Cuba non sono dovuti al fallimento del socialismo, ma all'embrago imposto dagli Stati Uniti. Il quale certamente bene non fa, ma non è l'unica né la principale causa dei malanni cubani. Volendo soprassedere sulla sostanziale mancanza di libertà, che pure non è un dettaglio di poco conto, anche il soccorso esterno di altri paradisi socialisti non dà più i frutti di un tempo. Si pensi, per fare un solo esempio, al Venezuela, che riforniva Cuba di petrolio a prezzo d'affezione e che è a sua volta alle prese con i disastri del suo ultraventennale esperimento chavista. Adesso il governo sta additando le piccole imprese come responsabili dei rincari dei prezzi, e le multa per non aver rispettato i tetti imposti dal governo su pollo, olio, salsicce, latte in polvere, pasta e detersivi. La viceministra dell'Economia, Mildrey Granadillo de la Torre riferisce che negli ultimi due mesi sono state comminate 137

Scorie - Come non uscire da una balance sheet recession

Paragonando i recenti sviluppi dell'economia cinese con l'esperienza giapponese a partire dai primi anni Novanta (dopo lo scoppio di una enorme bolla su immobili terreni e attività finanziarie), Richard Koo ritiene che la Cina si trovi in una "balance sheet recession", ossia in una situazione in cui famiglie e imprese hanno debiti superiori al valore delle attività acquistate mediante quei debiti. Attività che nel frattempo si sono più o meno fortemente svalutate, creando stress finanziario (e anche insolvenze).  In una situazione del genere ogni risorsa non consumata viene destinata a ripagare il debito, quindi la domanda di credito è bassa anche in presenza di tassi di interesse azzerati o negativi.  Secondo Koo, in presenza di una "balance sheet recession" si crea una spirale deflattiva, perché il settore privato produce un eccesso di risparmio che non viene investito. Deve quindi intervenire il debitore di ultima istanza, ossia lo Stato, che emette titol

Scorie - Tu chiamalo, se vuoi, allineamento

Pochi giorni fa ho commentato le intenzioni del neo governo francese di aumentare la tassazione su grandi imprese e persone ricche, ribadendo che la Francia non sia un esempio da imitare, contrariamente a quanto spesso sostenuto a sud delle Alpi. Ed ecco immancabile lo scimmiottamento da parte del ministro Giorgetti, che prospettando " sacrifici per tutti ", spiega che non si tratterà di tassare extraprofitti, ma di " tassare gli utili, determinati in modo giusto. " Dove "giusto" equivale a quanto stabilisce il governo pro tempore, in base alle esigenze di copertura della mai decrescente spesa pubblica. E in effetti se si riduce o si diluisce nel tempo la deducibilità di determinate voci negative di conto economico, non si fa altro che anticipare tassazione, di fatto aumentandola nel presente anche ad aliquote invariate. Interessante, poi, la questione del "riallineamento" delle accise sui carburanti. Il governo " non intende aumentare le ac

Scorie - Anche in versione cinese il socialismo non può funzionare

Un secolo fa Ludwig von Mises demolì il sistema socialista indicandone il limite nella inattendibilità del sistema dei prezzi, che non si formano per incontro tra domanda e offerta derivante da una moltitudine di decisioni volontarie, bensì sono stabiliti dal pianificatore. Il quale non è onnisciente. Il sistema può andare avanti se riesce ad avere prezzi di riferimento esterni (internazionali) formatisi in mercati almeno in parte liberi. Secondo diversi ammiratori del sistema socialista cinese, il partito comunista, a partire dalla fine delgi anni Settanta, aveva trovato un equilibrio tra il mantenimento del controllo sociale e un dirigismo in economia che aveva però iniziato a lasciare un po' di spazio all'iniziativa privata, purché mantenesse docilità verso il governo. In sostanza, era possibile procede con piani quinquennali e obiettivi anche più a lungo termine, riuscendo a mantenere tutto sotto controllo. Loro malgrado, gli ammiratori della pianificazione hanno dovuto spe

Scorie - Sì, la realtà è molto diversa. Ed è peggiore

Più ci si avvicina al 5 novembre, più le opposte fazioni peggiorano la qualità del dibattito sulla corsa alla Casa Bianca, tanto da rendere quasi meno penose le beghe su cui si azzuffano i politici nostrani e i rispettivi organi di informazione di riferimento. Dalle colonne di Bloomberg, dove tifano Harris come se non ci fosse un domani, Robert Burgess, un vero e proprio talento nel fare cherry picking sui dati, scrive: " Si pensa che l'economia sia un punto debole di Harris e dei Democratici andando verso le elezioni di novembre. La realtà è molto diversa... E non sono solo i profitti societari, anche redditi personali, consumi, risparmi spese per investimenti sono stati tutti rivisti al rialzo. Questa è un'economia che si è messa alle spalle i picchi di inflazione e sta pagando dividendi a più americani che mai ." Eppure sembra che, ancorché Harris sia attualmente favorita (più per demeriti di Trump che per meriti propri), almeno la metà degli americani non senta di