Scorie - Il solito problema dell'inferno socialista

Una delle realtà della vita è che le risorse economiche non sono illimitate. Se lo fossero, non sarebbero risorse economiche perché non ci sarebbe bisogno di dover rinunciare al soddisfacimento di alcun bisogno. 

I socialisti tendono, nella fase in cui frequentano il mondo dei sogni, ad affrontare le tematiche come se le risorse fossero illimitate. Si tratta di risorse di altri, il cui diritto di proprietà può essere compresso senza limiti, quando ci sono di mezzo l'estensione di "diritti" e la "giustizia sociale".

Peccato che per le persone a cui è imposto il pagamento del conto il paradiso dei socialisti equivalga all'inferno. Peccato anche che le risorse di queste persone condannate all'inferno socialista siano comunque limitate.

Era evidentemente nella fase sognatrice il ministro della Salute, Roberto Speranza, quando ha affermato:

"Rifiuto idea che venga prima il vincolo di bilancio e poi i diritti, per me questo è un punto culturale fondamentale. Prima delle tabelle excel vengono i diritti delle persone", perché "i soldi in tema salute non sono una spesa ma il più grande investimento sulla vita delle persone". A seguire l'elenco dei miliardi di soldi altrui stanziati dal governo su sua richiesta per investimenti nella sanità.

Ora, uno può anche utilizzare carta e penna invece di excel, ma questo non cambia la realtà. A prescindere da ciò che uno pensa dello stato sociale e della redistribuzione in generale, la realtà consiste nella inevitabile non illimitatezza delle risorse (degli altri) con le quali fare "il più grande investimento sulla vita delle persone" di cui parla Speranza appellandosi all'articolo 32 della Costituzione.

Quindi, piaccia o non piaccia, un vincolo di bilancio esiste sempre. E parlare alle persone, pur con la quasi certezza di ricevere calorosi applausi, come se tale vincolo non esistesse, non significa dare loro un messaggio di Speranza, bensì illuderli.

Perché, come ebbe a dire Margaret Thatcher, "il problema del socialismo è che, prima o poi, i soldi degli altri finiscono."

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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