Scorie - I salvataggi non finiscono mai

Nel pomeriggio del 13 dicembre, al termine dell'Eurosummit nel quale l'Italia è riuscita a calciare avanti di un paio di mesi il barattolo della riforma del MES, il presidente del Consiglio ha risposto così a una domanda sull'eventuale intervento a salvataggio della Banca Popolare di Bari: 

"Al momento non c'è nessuna necessità di intervenire con nessuna banca."

Come è noto, Conte è un avvocato, e quando parla un avvocato bisogna sempre tenere presente che nessuna parola è detta a caso (ancorché spesso si abbia l'impressione che non sia così). Evidentemente con la formula "al momento" Conte si riferiva a quel preciso istante.

Fatto sta che in quel momento la Banca d'Italia aveva già convocato a Roma il consiglio di amministrazione della Popolare di Bari per annunciare il commissariamento della banca.

Fatto sta anche che, poche ore dopo quella risposta, Conte avrebbe presieduto un consiglio dei ministri per emanare un decreto volto a salvare la Popolare di Bari. Decreto poi emanato la sera di domenica 15 dicembre per bisticci tra i membri della maggioranza.

Vi risparmio gli strafalcioni e le boiate di diversi esponenti della maggioranza e anche dell'opposizione.

Il governo ha partorito un decreto il cui titolo è tutto un programma:

"Misure urgenti per il sostegno al sistema creditizio del mezzogiorno e per la realizzazione di una banca di investimento."

Un vecchio pallino dei pentastellati, un modo per rendere ancora più costoso e duraturo il prelievo di denaro dalle tasche dei pagatori di tasse.

Vedremo come andrà questa volta, ma il timing del commissariamento è a mio avviso tutt'altro che casuale. Che la Popolare di Bari fosse in crisi era arcinoto da tempo, così come era abbastanza evidente che l'epilogo sarebbe stato questo.

Semplicemente il conto a carico del resto del sistema bancario era meglio spalmarlo nel tempo. Dato che era in corso anche il salvataggio di Carige, meglio prima chiudere quello, poi pensare a Bari.

Così è stato. Non solo gli esami non finiscono mai, evidentemente.



 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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