Scorie - Idraulici fiscali intossicati di spesa pubblica

In un breve pezzo sul Sole 24Ore di qualche tempo fa, Mattia Losi ricorre a una metafora per trattare il tema dell'evasione fiscale, esordendo così:

"Immaginiamo che il nostro fabbisogno pubblico sia un lavandino. Aprendo il rubinetto (ossia riscuotendo le tasse) cerchiamo di riempirlo. Purtroppo il foro di scarico non è tappato e molta acqua (l'evasione fiscale) si perde nelle tubazioni. Cosa possiamo fare? Abbiamo due sole possibilità: tappare lo scarico (ovvero combattere l'evasione in modo drastico) o aprire ancora di più il rubinetto per aumentare il flusso dell'acqua (effettuare una manovra correttiva). Da decenni in Italia scegliamo la seconda, aumentando il carico fiscale. In questo modo diamo per scontate due cose: che l'evasione esiste come elemento non modificabile e che la lotta all'evasione può portare solo risultati parziali."

Implicito nel ragionamento di Losi pare esserci il fatto che il fabbisogno sia una variabile indipendente, ossia che tutto quanto lo Stato spende in un anno debba essere coperto da entrate e non messo in discussione.

Certamente l'idea che va per la maggiore tra i governanti attuali (a anche passati) di fare deficit non rappresenta una soluzione, ma a prescindere da quello che si pensa dell'evasione fiscale, non esistono solo le due alternative indicate, bensì anche quella di riconsiderare il perimetro di intervento dello Stato, riducendolo in misura strutturale (e tangibile).

Secondo Losi:

"La dottrina economica indica la soluzione giusta (chiudere lo scarico) e le modalità tecniche per attuarla. Ma è la politica che deve decidere la strategia: ovvero se colpire l'evasione in una lotta davvero senza quartiere, o se continuare a temere le reazioni (e il voto) di chi si nasconde al fisco. Finora si è scelto di aprire il rubinetto per chiedere più acqua, allargando sconsolati le braccia mentre scompare nello scarico."

Sarà la sua dottrina a indicare che si debba fare la "lotta davvero senza quartiere" all'evasione. In realtà, ancora a prescindere da ciò che si pensi della stessa, si può sostenere, anche dati i risultati fin qui raggiunti, che sarebbe meglio ridurre le possibilità di evadere semplicemente perché c'è meno da evadere. E l'unico sistema che rende possibile raggiungere questo risultato consiste nel ridurre la spesa pubblica e le pretese del fisco.

Soluzione che ha, ahimè, davvero scarse probabilità di essere attuata in un Paese nel quale chiunque si candida a governare è, con piccole differenze, intossicato di spesa pubblica.

 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".

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