Scorie - L'attacco se lo cercano




Intervistato da Libero, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti ha detto di aspettarsi per fine agosto un attacco speculativo sul debito pubblico italiano.

"L'attacco io me lo aspetto, i mercati sono popolati da affamati fondi speculativi che scelgono le loro prede e agiscono. Abbiamo visto cos'è accaduto a fine agosto nel '92 e sette anni fa con Berlusconi. L'Italia è un grande Paese e ha le risorse per reggere, anche grazie al suo grande risparmio privato. Quello che mi preoccupa è che, nel silenzio generale, gran parte del risparmio italiano è stato portato all'estero e quindi la gestione dei nostri titoli non è domestica."

Giorgetti, che è ritenuto colui che nella Lega sa mettere in fila i numeri (facendo un benchmarking interno non è poi così difficile risultare il più bravo in tal senso), pensa che ciò sia dovuto al fatto che le elites non vogliono governi populisti.

In realtà, se questo governo non stesse da mesi promettendo provvedimenti che, se realizzati, farebbero aumentare significativamente il già enorme debito pubblico, non vi sarebbe stato sinora, né vi sarebbe in futuro, alcun attacco.

E la situazione oggi è peggiore quanto meno rispetto a quella dell'estate 2011, dato che allora i titoli spagnoli e portoghesi avevano rendimenti superiori a quelli dei BTP, mentre oggi peggio dell'Italia c'è solo la Grecia. Allora c'era una maggioranza traballante, oggi no. Allora non c'era, seppure in riduzione, il QE.

Quanto al riferimento al risparmio privato, non si stupisca Giorgetti se continuerà a uscire, perché quando chi governa fa riferimenti del genere è legittimo da parte del risparmiatore sospettare che, in casi più o meno disperati, gli si darebbe una mazzolata fiscale.

Invece di lamentarsi, si chieda perché ciò è accaduto (non da oggi, peraltro). E si renda conto che ogni volta che il suo capo e lo statista di Pomigliano (il quale, improvvidamente, va dicendo che l'Italia non è ricattabile) aprono bocca le cose non possono che peggiorare.
 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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