Scorie - L'uomo dell'anno (o del danno?)




Angelo De Mattia è un editorialista tanto prolifico nello scrivere quanto impegnato nel fare il difensore a spada tratta dell'operato della Banca d'Italia e di chiunque vi abbia messo piede. Credo che sia comprensibile, ancorché non condivisibile, dato che ha a lungo lavorato alla banca centrale.

Se si vuole leggere un articolo in cui siano contenuti, al tempo stesso, un peana ai banchieri centrali (purché non teutonici) e uno o più anatemi in direzione della Germania, un pezzo di De Mattia non delude mai le aspettative.
Per esempio, comincia così un articolo post natalizio su MF:

"Un sondaggio svolto tra apprezzati giornalisti ha scelto, sul Corsera, Mario Draghi quale Uomo dell'anno. Si tratta di una scelta condivisibile, anche se è nel 2012, con la famosa dichiarazione sulla difesa dell'euro che il presidente della Bce ha meritato soprattutto tale qualifica".

De Mattia si chiede poi se il Qe fosse l'unica via percorribile.

"Si poteva fare diversamente dal ricorso alle operazioni non convenzionali e, da ultimo, al Quantitative easing?"

Suppongo che la risposta sia immaginabile, ma eccola.

"Si deve rispondere negativamente, perché se ciò fosse avvenuto la Bce sarebbe venuta meno alla propria missione che è una soltanto e consiste nel mantenimento della stabilità dei prezzi la quale viene considerata allorché si raggiunge un tassi di inflazione poco inferiore al 2%, da cui siamo tuttora lontani."

Posto che la crescita dei prezzi al consumo è una delle conseguenze dell'inflazione monetaria, ritengo che l'obiettivo statutario della Bce (simile a quello delle altre principali banche centrali) sia, al tempo stesso, arbitrario, anacronistico e pericoloso.

Arbitrario, perché nulla può dimostrare che una svalutazione costante (per di più riferita a un paniere di beni di consumo altrettanto arbitrario) del 2% annuo del potere d'acquisto della moneta sia considerabile come "stabilità".
Anacronistico, perché pensato in un periodo in cui l'interdipendenza tra le economie a livello globale era ben inferiore a quella attuale.

Pericoloso, perché considerando solo i prezzi al consumo si perdono di vista altri prezzi sui quali la politica monetaria ha effetti (ben più) significativi, come quelli di attività reali e finanziarie. Da questo punto di vista, gli effetti del Qe sono macroscopici e hanno portato, dopo anni di applicazione, a una totale distorsione della formazione dei tassi di interesse e dei premi per il rischio (comprimendo entrambi).

Ciò fornisce falsi segnali e compromette la valutazione di una vasta gamma di attività e investimenti, intrappolando di fatto la stessa politica monetaria. La rimozione degli stimoli potrebbe infatti togliere aria alle bolle formatesi in questi anni. Quando successe una decina d'anni fa la reazione della politica monetaria, non solo in Europa, fu quella che abbiamo visto e che ci ha portato fino al punto in cui ci troviamo oggi. La prossima crisi potrebbe essere molto peggiore.

E' innegabile che la Bce abbia fornito sostenibilità ai debiti pubblici dei Paesi con i conti pubblici messi peggio, tra cui l'Italia. Ma è altrettanto innegabile che ciò abbia indotto un atteggiamento "rilassato" da parte, per esempio, degli ultimi governi italiani, con il risultato che, al netto del calo della spesa per interessi dovuto al Qe, negli ultimi anni la spesa corrente non sia calata di un euro (anzi) e si sia provveduto a distribuire mance a destra e a manca, per di più rinegoziando costantemente con la Ue gli obiettivi di riduzione del deficit.

Forse tra qualche tempo sarà necessario rivedere i peana a favore di Draghi e colleghi, anche se dubito che i De Mattia di questo mondo lo faranno.

Nel frattempo continueranno a scagliare anatemi contro la vigilanza della stessa Bce e le posizioni dei rappresentanti tedeschi nella banca centrale.


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