Scorie - La favola del moltiplicatore




Qualche giorno fa avevo commentato alcune sciocchezze in materia economica da parte di Luigi Di Maio, sospettando che non fosse farina del suo sacco. Osservavo: "Probabilmente gli "esperti" di economia a cui si è abbeverato Di Maio sono quelli che propagano l'idea che gli investimenti ad alto moltiplicatore, ancorché finanziati in deficit, portino a un incremento di Pil e di gettito fiscale tali da ripagarsi."

Ammetto che non serviva essere un genio per arrivare a tale osservazione. Che, in effetti, pare essere corretta, a giudicare dalle affermazioni di Giovanni Dosi, docente alla scuola superiore Sant'Anna di Pisa, che peraltro tiene a sottolineare: "non sono l'economista dei 5 Stelle".

Oltre a proporre un aumento dell'Irpef per i redditi superiori a 100mila euro e una patrimoniale che porterebbe un gettito di 200miliardi in cinque anni (roba da mettere definitivamente al tappeto questo malandato Paese), Dosi vorrebbe un aumento del deficit, unico modo per ridurre il debito:

"Quando c'è una tale forza lavoro inutilizzata, una tale possibilità di espansione, e il moltiplicatore della spesa pubblica è alto, la maniera per diminuire il debito è, paradossalmente, aumentare il deficit."

Qui di paradossale credo ci sia solo il fatto che chi fa oggi affermazioni del genere sia docente universitario. Sono alcuni decenni che in Italia c'è forza lavoro inutilizzata, e non si può dire che sia stata del tutto assente la spesa in deficit.

Ora, delle due l'una: o tutta quella spesa è sempre stata fatta male, preferendo quella a basso moltiplicatore (o a demoltiplicatore), nel qual caso è lecito dubitare che d'ora in poi le scelte governative sarebbero più oculate; oppure quella del moltiplicatore è una favola che il buon Keynes raccontò 80 anni orsono e che, nonostante si sia ripetutamente rivelata, appunto, una favola (non solo nel caso italiano), ancora si spaccia per realtà.

In entrambi i casi meglio non dare ascolto a certi "esperti".


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