Scorie - Risparmiateci il keynesismo 2.0




Partecipando al dibattito su vantaggi e svantaggi della permanenza nell'eurozona, Stefano Fassina, deputato di Sinistra Italiana, individua il problema nell'impianto mercantilistico basato sulla svalutazione del lavoro. Lamentando anche che non si seguano i precetti keynesiani (pure essi, peraltro, in ultima analisi mercantilisti).

"Insomma, nonostante la "rivoluzione keynesiana" degli anni 30 del '900, domina la "Legge di Say" (1803), secondo la quale l'offerta creerebbe la domanda."

Fassina fornisce l'interpretazione della Legge di Say che danno tutti coloro che non l'hanno capita o preferiscono storpiarla per argomentare a favore del keynesismo.

Say sostenne quello che la semplice osservazione basata sul buon senso dovrebbe rendere evidente: in qualsiasi scambio la domanda può esserci solo se si ha qualcosa da offrire, il che presuppone che la produzione preceda la domanda.

Il tentativo keynesiano di invertire le cose, conduce alla necessità di pompare artificialmente la domanda rendendola indipendente dall'esistenza, a priori, di una produzione e di un risparmio reali. Gli effetti sono da un lato redistributivi, e dall'altro effimeri: un'accelerazione a breve termine, che lascia in eredità una recessione e un accumulo di debito.

Fassina ritiene che l'alternativa sia tra "costruire una coalizione per la domanda interna: artigiani, commercianti, professionisti, piccole imprese e i connessi lavoratori subordinati legati soprattutto al mercato nazionale" e "un piano B per il "divorzio amichevole".

Lascio senza commenti la chiusura:

"L'obiettivo è un sentiero pro-labour di integrazione della Ue, una cooperazione tra Stati meno regressiva e la ricostruzione delle condizioni minime per un keynesismo 2.0."


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