Scorie - L'output gap è l'ennesimo pretesto per fare deficit

"C'è una memoria molto corta. Avevamo appoggiato la nomina del presidente della commissione Juncker con un solo mandato, un cambiamento di strategia nella politica economica che rilanciasse gli investimenti europei. Il piano Juncker è la conseguenza di quel cambiamento di strategia ma non basta. Tutte le osservazioni che ci vengono fatte sul bilancio nascono da un calcolo che noi consideriamo sbagliato dell'output gap. Allora ci dicano: sono corretti quei parametri o sono sbagliati? Sono attuali? Perché non siamo i soli a pensare che siano sbagliati e invece continuano a esserci pezzi di Eurogruppo che sono molto più rigoristi più del Fondo monetario. Questo non aiuta l'evoluzione coerente della politica di bilancio nella direzione giusta di cui dicevo."
(G. Delrio)



Il ministro Delrio si lamenta del calcolo dell'output gap da parte della Commissione europea. Non è il solo a farlo: tutti i suoi colleghi di governo lo fanno, a partire dal ministro Padoan.

Il fatto è che se c'è un argomento scientificamente inconsistente è proprio quello che riguarda l'output gap, ossia la differenza tra la crescita effettiva del Pil e quella potenziale. Il problema, ovviamente, risiede nella quantificazione della crescita potenziale. Tema che si basa imprescindibilmente da considerazioni soggettive, rendendo la stima altrettanto soggettiva.

Va da sé che chi governa ha tutto l'interesse a considerare la più elevata possibile la crescita potenziale del Pil, in modo tale da poter giustificare politiche fiscali espansive volte a colmare il gap.

Il fatto è che negli ultimi vent'anni la crescita media reale del Pil italiano è stata pari a 0.5 per cento annuo. Se si accorcia la serie storica si va addirittura in negativo. Ipotizzare che l'economia italiana abbia un potenziale tanto superiore a quello che ha fatto in un periodo di vent'anni è abbastanza ottimistico (per non dire irrealistico), soprattutto considerando che la demografia non aiuta e le condizioni strutturali del Paese (checché Renzi e colleghi si riempiano la bocca del termine "riforme") non sono andate certo migliorando.

L'idea di Delrio e colleghi è quella di ottenere un aumento della stima dell'output gap per poter fare un altro po' di deficit in ottica tipicamente keynesiana. Da questo punto di vista, nulla di nuovo. Ma se anche il governo strappasse alla Commissione una revisione (spacciata come "tecnica", ma di fatto squisitamente politica) dell'output gap, la realtà non cambierebbe: più deficit oggi, anche chiamandolo diversamente, significherebbe un maggior conto da pagare domani.

Non esiste una via alla prosperità in deficit.



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