Scorie - Tagliare per spendere
"I tagli non saranno per 17 miliardi, ma io ne immagino 20 perché intendo liberare risorse da investire nei settori strategici come l'istruzione e la ricerca senza aumentare le tasse."
(M. Renzi)
In una lunga intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Matteo Renzi, tra le tante cose, ha detto anche che "immagina" 20 miliardi di tagli da inserire nella prossima legge di stabilità. Questa affermazione ha scatenato i più sinistrorsi del suo stesso partito, nonché l'immancabile Cgil. A me sembra solo l'ennesima rappresentazione di un gioco delle parti sempre meno digeribile.
Di certo l'immaginazione non manca al presidente del Consiglio, ma il fatto è che governa da sei mesi e finora l'unico fatto rilevante è la divergenza di opinioni con il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, il quale anche poche settimane fa ha lamentato la tendenza a voler utilizzare le riduzioni di alcune voci di spesa per aumentarne altre, con effetto nella migliore delle ipotesi nullo sull'ammontare complessivo.
Anche le parole di Renzi che ho riportato confermano che Cottarelli ha ragione: "liberare risorse da investire" significa spendere meno da una parte e spendere di più da un'altra. Così non si riduce la spesa pubblica, bensì se ne modifica la composizione. Questo significa che non si ritiene eccessiva la spesa pubblica, nonostante superi la metà del Pil.
Ciò detto, pensare di "investire" assumendo circa 150mila nuovi dipendenti pubblici nella scuola è certamente strategico dal punto di vista elettorale, ma significa creare nuovi tax consumers a carico dei tax payers.
Questo è quello che avviene, "passo dopo passo", per usare il nuovo motto renziano. E non mi sembra, per usare il precedente motto renziano, un "cambiamento di verso" rispetto al passato.
(M. Renzi)
In una lunga intervista rilasciata al Sole 24 Ore, Matteo Renzi, tra le tante cose, ha detto anche che "immagina" 20 miliardi di tagli da inserire nella prossima legge di stabilità. Questa affermazione ha scatenato i più sinistrorsi del suo stesso partito, nonché l'immancabile Cgil. A me sembra solo l'ennesima rappresentazione di un gioco delle parti sempre meno digeribile.
Di certo l'immaginazione non manca al presidente del Consiglio, ma il fatto è che governa da sei mesi e finora l'unico fatto rilevante è la divergenza di opinioni con il commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, il quale anche poche settimane fa ha lamentato la tendenza a voler utilizzare le riduzioni di alcune voci di spesa per aumentarne altre, con effetto nella migliore delle ipotesi nullo sull'ammontare complessivo.
Anche le parole di Renzi che ho riportato confermano che Cottarelli ha ragione: "liberare risorse da investire" significa spendere meno da una parte e spendere di più da un'altra. Così non si riduce la spesa pubblica, bensì se ne modifica la composizione. Questo significa che non si ritiene eccessiva la spesa pubblica, nonostante superi la metà del Pil.
Ciò detto, pensare di "investire" assumendo circa 150mila nuovi dipendenti pubblici nella scuola è certamente strategico dal punto di vista elettorale, ma significa creare nuovi tax consumers a carico dei tax payers.
Questo è quello che avviene, "passo dopo passo", per usare il nuovo motto renziano. E non mi sembra, per usare il precedente motto renziano, un "cambiamento di verso" rispetto al passato.
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