Scorie - Ospedale keynesiano

"Arrivati all'ospedale ci potrebbero essere gli strumenti giusti per operare il paziente: quelli di una politica fiscale che stimoli la domanda interna via minori tasse e soprattutto maggiori investimenti pubblici. Ma c'è un altro problema: le porte del pronto soccorso sono sbarrate, dall'ottuso Fiscal Compact che impedisce dal 2011 ad imprese e famiglie di sperare nella ripresa e tornare a scommettere sul futuro investendo. E questo perché bisogna fare austerità nefasta. Il referendum contro la legge 243 che importa il Fiscal Compact in Italia è la nostra unica possibilità per far sentire la voce dell'Italia in Europa, una voce che potrà salvare non solo noi, ma tutta la costruzione europea."
(G. Piga)

Gustavo Piga, professore keynesiano di economia e presidente del comitato promotore del referendum contro il Fiscal Compact, ritiene che l'ennesima misura espansiva adottata dalla BCE il 4 settembre sia un'ambulanza un po' tradiva che porta il paziente (Italia) all'ospedale. Peccato che, a causa dell'"ottuso" Fiscal Compact, le porte del pronto soccorso siano sbarrate, impedendo al paziente di accedere alle cure keynesiane, fatte di un aumento del deficit (e del debito) tramite una riduzione delle tasse e un incremento della spesa pubblica (che di solito viene definita dai proponenti "investimenti" pubblici).

Per rendersi conto che un taglio deciso delle tasse è indispensabile basta il buon senso; quello stesso buon senso che è sufficiente per rendersi conto che, a prescindere dal Fiscal Compact, non si uscirebbe dalla crisi facendo nuovo deficit e debito per "investimenti" pubblici. Molto probabilmente si filerebbe dritti verso la bancarotta.

Non è lo Stato che deve investire, e non solo perché il bilancio pubblico è disastrato (anche per via di "investimenti" passati), bensì perché non può avere le stesse conoscenze e informazioni diffuse su milioni di soggetti. Oltre tutto, mentre l'imprenditore non può imporre ad altri di conferirgli risorse ed è motivato dalla ricerca del profitto che, in un libero mercato, può ottenere solo soddisfacendo meglio dei concorrenti le richieste dei consumatori, il politico può imporre ad altri di conferirgli risorse ed è motivato dall'acquisizione del consenso elettorale. Si tratta di due cose ben diverse.

Il fatto che occorre riconoscere è che i sistemi di stato sociale europei sono ormai da tempo insostenibili, e lo saranno sempre di più in futuro. L'unica via per poter ridurre le tasse e avere una prospettiva di ripresa sostenibile dell'economia passa dal ridimensionamento drastico e strutturale della spesa pubblica.

Altrimenti si possono anche togliere i vincoli del Fiscal Compact e perfino quelli di Maastricht, ma non si risolve nessun problema. Il keynesismo ha avuto molte applicazioni pratiche, e tipicamente quando sono state introdotte misure di spesa spacciate come anticicliche e temporanee, poi sono diventate strutturali e hanno portato a economie asfittiche e debiti insostenibili.

Nessun referendum può rendere il keynesismo una teoria economica degna di tale nome.


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