Scorie - Riallocazioni di spese e di tasse
"La spending review non è un taglio della spesa, ma innanzitutto una revisione della stessa: quando ci impegniamo a ridiscutere 20 miliardi su 800 stiamo toccando il 3% ma non necessariamente porterà a una riduzione totale della spesa, può darsi che alcune voci siano riallocate in maniera diversa."
(M. Renzi)
Intervenendo alcuni giorni fa al Senato, Matteo Renzi ha voluto rassicurare chi, nel suo partito e non solo, aveva timore che i tagli di spesa di cui si è riempito la bocca durante le settimane agostane fossero qualcosa di più di chiacchiere.
Giusto per sancire il benservito al commissario Cottarelli, che a fine ottobre tornerà al FMI, Renzi ha precisato che spending review significa revisione della spesa (meno male che ce l'ha fatta lui la traduzione letterale dall'inglese), e che i 20 miliardi delle già citate chiacchiere agostane non sono più, come andava dicendo allora, tagli, bensì, "ridiscussioni" e "riallocazioni".
Il tutto per concludere che la manovra "non necessariamente porterà a una riduzione totale della spesa". Ovviamente la cosa non mi stupisce, essendo io sempre stato scettico sulle reali intenzioni di questo governo (al pari dei precedenti) di tagliare veramente la spesa pubblica. Resta il fatto che, se veramente si vuole evitare di andare oltre il 3 per cento di deficit sul Pil, tutto ciò che non verrà da tagli di spese dovrà venire dal fronte delle entrate.
Renzi dice anche che non aumenterà le tasse, anzi, che le calerà ulteriormente, seppure non a tutti. Ma tutto ciò, senza significativi tagli di spesa, è compatibile solo con un'altra manovra redistributiva, che porterà a un aumento del carico fiscale per una parte più o meno consistente dei cosiddetti contribuenti (non a caso si parla con una certa insistenza di rivedere l'imposta di successione per raddoppiarne il gettito).
Tante chiacchiere, ma nulla di nuovo, insomma. Semplici riallocazioni di spese e di tasse.
(M. Renzi)
Intervenendo alcuni giorni fa al Senato, Matteo Renzi ha voluto rassicurare chi, nel suo partito e non solo, aveva timore che i tagli di spesa di cui si è riempito la bocca durante le settimane agostane fossero qualcosa di più di chiacchiere.
Giusto per sancire il benservito al commissario Cottarelli, che a fine ottobre tornerà al FMI, Renzi ha precisato che spending review significa revisione della spesa (meno male che ce l'ha fatta lui la traduzione letterale dall'inglese), e che i 20 miliardi delle già citate chiacchiere agostane non sono più, come andava dicendo allora, tagli, bensì, "ridiscussioni" e "riallocazioni".
Il tutto per concludere che la manovra "non necessariamente porterà a una riduzione totale della spesa". Ovviamente la cosa non mi stupisce, essendo io sempre stato scettico sulle reali intenzioni di questo governo (al pari dei precedenti) di tagliare veramente la spesa pubblica. Resta il fatto che, se veramente si vuole evitare di andare oltre il 3 per cento di deficit sul Pil, tutto ciò che non verrà da tagli di spese dovrà venire dal fronte delle entrate.
Renzi dice anche che non aumenterà le tasse, anzi, che le calerà ulteriormente, seppure non a tutti. Ma tutto ciò, senza significativi tagli di spesa, è compatibile solo con un'altra manovra redistributiva, che porterà a un aumento del carico fiscale per una parte più o meno consistente dei cosiddetti contribuenti (non a caso si parla con una certa insistenza di rivedere l'imposta di successione per raddoppiarne il gettito).
Tante chiacchiere, ma nulla di nuovo, insomma. Semplici riallocazioni di spese e di tasse.
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