Scorie - Vogliono aumentare la spesa, ma dicono che si risparmierà




Proseguendo nella serie, che non ha soluzione di continuità, di affermazioni nella migliore delle ipotesi prive di senso, Luigi Di Maio, riferendosi alla probabile revisione della bozza di legge di bilancio, ha affermato:

"Se il tema non è quanto c'è di numeri in questa manovra ma le misure fondamentali per far ripartire il Paese, allora secondo me troveremo un dialogo con l'Ue. Quindi io non mi impicco ai numeri ma deve essere chiaro che il reddito di cittadinanza, quota 100, l'Ires abbassata per le imprese, meno tasse per le partite Iva, i rimborsi ai truffati delle banche non si toccano. Ed è chiaro che quando andiamo a vedere l'impatto di queste misure sulla spesa pubblica potremmo trovarci di fronte ad una situazione in cui andiamo a risparmiare dei soldi."

Come ho già avuto modo di osservare, in questi giorni l'esercizio da parte degli esponenti principali del governo del calcio in avanti barattolo, anche di pochi centimetri, consiste nel dirsi disponibili a trovare un accordo con la Commissione europea, senza però rinunciare alle principali misure inserite nella bozza. Il che è praticamente impossibile da fare.

Il rilancio di supercazzole via via esponenzialmente più grandi delle precedenti sta producendo come risultato la dichiarazione che ho riportato, nella quale Di Maio elenca i provvedimenti chiave del "contratto di governo", i quali comportano tutti quanti un aumenti di spesa corrente, traendo però la conclusione che "quando andiamo a vedere l'impatto di queste misure sulla spesa pubblica potremmo trovarci di fronte ad una situazione in cui andiamo a risparmiare dei soldi".

Tutto ciò è ovviamente impossibile, e forse gli elettori del M5S possono bere sciocchezze del genere, ma certamente non se le berrà la Commissione europea. Paradossalmente, peraltro, se provvedimenti pensati per farla finita con la (inesistente) "austerità" portassero a un risparmio di spesa, tutto ciò sarebbe un autogol per i nostri keynesiani padano-partenopei.

Mi rendo conto, però, che ormai si può sentire davvero di tutto da parte di questi individui.
 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


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