Scorie - Tasse europee per socialisti europei




Nel consueto editoriale filoeuropeista della domenica sul Sole 24Ore, Sergio Fabbrini commenta l'ennesima iniziativa franco-tedesca, questa volta relativa all'istituzione di un budget per l'Eurozona.

"Fino a quando il budget dell'Eurozona non deriverà da autentiche risorse proprie, sarà difficile autonomizzarlo dalle pressioni dei Paesi che contribuiscono ad esso. Un budget indipendente stimolerebbe una più razionale distribuzione delle responsabilità di spesa tra il livello nazionale e quello europeo. Ma soprattutto, costituirebbe la condizione necessaria per democratizzare il governo dell'Eurozona (rovesciando il motto della rivoluzione americana, si può dire che non vi è potere politico senza potere fiscale, ovvero che non c'è representation senza taxation)."

Come sempre Fabbrini prende posizione a favore di un approccio da super-stato europeo. Il punto di vista è sempre quello di chi governa e utilizza le risorse, non di chi è governato e, in ultima analisi, fornisce (suo malgrado) le risorse.

Un budget fatto con "autentiche risorse proprie" altro non farebbe se non aumentare rispetto a oggi la redistribuzione su scala continentale anziché a livello nazionale. Le risorse proprie altro non sarebbero se non il gettito di imposte determinate a livello europeo, fornite loro malgrado sempre e comunque dai pagatori di tasse europei e utilizzate dai consumatori di tasse europei. Solo che in questo caso i primi e i secondi con ogni probabilità parlerebbero lingue diverse.

Tasse che non sarebbero sostitutive rispetto a quelle nazionali, bensì aggiuntive (tanto per cambiare).

Quanto all'inversione del motto "no taxation without representation", si tratterebbe in realtà di affermare un dato di fatto: i cosiddetti rappresentanti costano e devono foraggiare le loro clientele elettorali, quindi vivono di tasse.
L'ipotesi implicita nella posizione di Fabbrini è che a livello continentale ci sarebbero decisori più illuminati che a livello locale.

Tutto molto socialisteggiante e, ahimè, pure irrealistico.
 
 "Se io domenica mattina vado a votare - ha sottolineato il Cardinale- è perché sono convinto che esista un bene comune che riguarda te, riguarda tutti noi. Siamo un 'noi' di cui dobbiamo tenere conto. E mi fa paura, invece, questo atteggiamento individualistico, in fondo, di non scegliere. E, poi, quante nazioni ci sono nel mondo dove non si vota, dove c'è una testa che ha già pensato tutto... In fondo noi viviamo in una democrazia... E' un valore aggiunto anche la democrazia. In democrazia senti cose dritte, senti cose storte, senti cose che condividi e non condividi... Certamente tutti abbiamo il dovere di informarci, di farci una coscienza. Il voto è esprimere un giudizio".


Commenti

Post popolari in questo blog

Scorie - Come non sviluppare il mercato dei capitali

Scorie - Non esistono incentivi pubblici di mercato

Scorie - Acoltando Stiglitz si passerà da Volkswagen a Volksgeld