Scorie - Il feticcio della democrazia nell'era sovranista
All'ennesima critica avanzata da Tito Boeri, presidente dell'Inps, ai propositi di revisione della normativa sulle pensioni da parte del governo, Matteo Salvini ha ribattuto:
"Da italiano invito il dottor Boeri, che anche oggi difende la sua amata legge Fornero, a dimettersi dalla presidenza dell'Inps e a presentarsi alle prossime elezioni chiedendo il voto per mandare la gente in pensione a 80 anni. Più alcuni professoroni mi chiedono di non toccare la legge Fornero, più mi convinco che il diritto alla pensione per centinaia di migliaia di italiani sia uno dei meriti più grandi di questo governo."
Affermazioni analoghe erano già state fatte in passato, non solo da Salvini, ma anche dal cofirmatario del contratto di governo, Luigi Di Maio.
Non si può negare che chi sta governando abbia raggiunto il potere tramite un processo democratico e che, stando ai sondaggi, oggi goda di un consenso aggregato ben superiore a quello ottenuto alle elezioni politiche dello scorso 4 marzo.
In virtù di questo, Salvini e Di Maio sentono di avere il diritto di scassare ulteriormente i conti pubblici, comprando consenso oggi a spese di chi pagherà tasse e contributi in un futuro nemmeno troppo lontano.
Se vigesse l'obbligo di rispettare il principio di non aggressione, avere il consenso della maggioranza degli elettori non comporterebbe il diritto comprimere la proprietà della minoranza attuale e di chi oggi neppure ha il diritto di voto.
Ciò dimostra che, se si fa un ragionamento logico, tra un regime democratico e uno totalitario la differenza sostanziale è nella misura in cui sono compressi i diritti delle persone, ma non nel principio in base al quale chi governa ha il diritto di comprimerli.
Credo che questo dovrebbe fare riflettere tutti coloro che hanno fatto della democrazia un feticcio.
Scorie torna (se tutto va bene) il 12 novembre.
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